I colleghi d’Oltremanica la chiamano The Ozempic Revolution: un’onda anomala che ha scosso consumi e abitudini fino a innescare un vero e proprio cambiamento nei connotati dell’industria del cibo. Ma di che si tratta? Ve la facciamo breve: l’Ozempic è un farmaco nato per contrastare il diabete di tipo 2, ma che nel corso degli ultimi mesi ha più volte guadagnato l’alloro della cronaca per la sua capacità di sopprimere l’appetito e aiutare, di conseguenza, a perdere peso.
Al nocciolo della questione, in altre parole, c’è l’utilizzo improprio di un farmaco per il diabete. Numeri alla mano si stima che il 60% di chi assume Ozempic (e badate bene: almeno un americano su otto ha provato o sta assumendo farmaci di questo tipo) è solito spendere meno nei ristoranti, fare una spesa più modesta, consumare meno carboidrati e grassi, bere meno caffè e birra, mangiare meno snack: appetito ridotto, per l’appunto.
Insomma, per l’industria del cibo si tratta di un problema ormai abbastanza grosso da non potere più essere catalogato come stranezza da TikTok. Le grandi insegne del settore, però, hanno preferito attendere prima di svelare la propria mano e passare al “contrattacco”, per così dire. O almeno fino a ora.
Nestlé e il tentativo di cavalcare l’onda anomala
Non più tardi dello scorso mese Nestlé, la più grande azienda alimentare del mondo, ha creato una nuova linea di prodotti rivolta a chi assume Ozempic o altri farmaci simili. Il suo approdo sugli scaffali, stando a quanto lasciato trapelare dai colleghi di Green Queen UK, è invece previsto l’anno in corso.
Vital Pursuit – questo il nome della linea in questione – sarà composta da prodotti come cereali integrali e pasta proteica alla modica cifra di quattro dollari e novantanove centesimi. Non è un caso che vogliamo sottolineare il prezzo: oltre la metà degli utilizzatori di Ozempic ha ventilato la difficoltà economica derivante dal procurarsi il farmaco, con una fornitura mensile che può arrivare a costare fino a un migliaio di dollari.
I prodotti a marchio Vital Pursuit dovrebbero essere “ricchi di proteine, buone fonti di fibre e con molti nutrienti essenziali”, e soprattutto “porzionati” in modo da supportare l’appetito più o meno altalenante del suo target di pubblico.
Più in generale, e lasciando per un attimo da parte il discorso inerente ai farmaci, pare che la linea in questione faccia anche e soprattutto affidamento all’idea di intercettare il fermento attorno ai cosiddetti snack “fit”, negli ultimi mesi esplorato già da Ferrero, con le barrette energetiche, e da Barilla con la pasta proteica.