C’è un confine, evidentemente labile o comunque invisibile a chi avrebbe il potere di delinearlo con maggiore decisione, oltre il quale il fascino dell’efficienza, della velocità, della convenienza finisce inevitabilmente con il cozzare contro l’etica o, più banalmente, contro l’umanità. La cosiddetta questione rider ne è un esempio chiaro: condizioni lavorative pericolose e precarie, che spesso e volentieri sfociano in pratiche tutt’altro che limpide e che tuttavia collettivamente accettiamo nel nome della convenienza. Il food delivery ci ha abituato al comodo e al veloce, e nel farlo ha gradualmente (e spesso silenziosamente) introdotto la pratica del tracciare i suoi rider per assicurare un servizio ancora migliore: ma fino a che punto tutto questo è anche etico?
DoorDash e la decisione di tracciare la guida dei rider
L’ultimo tassello di questa questione arriva dalla recente decisione di DoorDash, nota azienda di food delivery, di tenere traccia della guida dei rider, compresa la frequenza e il ritmo delle accelerate e delle frenate, improvvise o graduali che siano. L’idea è quella di utilizzare gli stessi dati relativi alla posizione dei rider, che già vengono utilizzati per la navigazione e l’assegnazione degli ordini, per apprendere “i loro (dei rider, ndr) comportamenti di guida individuali” e rivedere “la cronologia delle frenate e delle accelerazioni per la loro ultima consegna”.
Driving Insights – questo il nome della funzione – è già attiva dallo scorso luglio in quel di Phoenix e Salt Lake City, e nei prossimi giorni sarà disponibile anche per i rider di Atlanta, Houston, Dallas, Detroit, Cleveland, Miami, Charlotte e Palm Beach. Si tratterà, in altre parole, di una novità limitata al paesaggio a stelle e strisce almeno per il futuro prossimo, ma non è naturalmente da escludere che la funzionalità venga poi adottata anche in altre parti del globo.
Secondo quanto dichiarato dalla stessa azienda l’obiettivo di Driving Insights sarebbe quello di migliorare la sicurezza sul posto di lavoro dei rider – tant’è che, quando useranno la navigazione in-app, i corrieri potranno visualizzare anche la propria velocità reale accanto al limite previsto della legge nell’area che stanno attraversando. “Testare queste nuove funzionalità è un altro passo importante verso il raggiungimento di questo obiettivo di sicurezza” ha commentato Austin Haugen, vicepresidente di Dasher Product. Una mano di vernice brillante, insomma: il timore, e scusate se ci permettiamo di dire “timore legittimo”, è però che i rider andranno incontro a nuove penalizzazioni per frenate valutate come troppo brusche o accelerazioni troppo rapide – chiari nemici dell’efficienza.