Le bustine di tè contengono microplastiche: ecco come minimizzare il rischio

Ormai è impossibile sfuggire alle microplastiche. Ecco come minimizzare i rischi di quelle rilasciate dalle bustine di tè.

Le bustine di tè contengono microplastiche: ecco come minimizzare il rischio

Non è un articolo allarmista. Chiariamoci subito: le microplastiche sono dappertutto, aria, acqua, vestiti e sì, anche cibo. Queste nano particelle derivate dall’uso e abuso ormai ubiquitario dei materiali in plastica ormai fanno parte del nostro mondo, compreso il nostro organismo. Shame on us, mettiamoci l’animo in pace. La domanda però è: come minimizzare i rischi? Partiamo dalle basi, ad esempio dalle bustine di tè.

Bustine di tè e microplastiche

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Ovunque significa anche nella tazza più confortevole, quella che ci si fa a colazione coi biscotti, quando si ha lo stomaco sottosopra, prima di andare a letto. Tè e tisane, che la maggioranza di noi per comodità acquista in bustina, possono essere dei veicoli quotidiani di microplastiche. Uno studio del 2024 ha rilevato che le bustine in polipropilene possono rilasciare fino a 1.2 miliardi di plastica per millilitro di tè. Quanti millilitri ci sono in una tazza? Quante tazze al giorno? Ecco.

Fermi, non correte a buttare tutte le confezioni di Earl Grey, camomilla e tisane pancia piatta. Perché c’è bustina e bustina. Se è vero che la stragrande maggioranza è fatta di plastiche flessibili (polipropilene, nylon) e biodegradabili (acido polilattico), ciò non vale per la totalità. Esistono bustine “green” in cellulosa, canapa, derivati del legno che non rilasciano queste particelle. Almeno, in teoria: perché non è facile essere sicuri al cento per cento che una determinata bustina non contenga materiali plastici. Uno studio del 2021 condotto in Irlanda, ad esempio, li ha rilevati in 5 campioni su 6 apparentemente fatti di carta.

Come minimizzare i rischi

Tè verde Bancha

E allora che si fa? No, non serve rinunciare per sempre alla vostra bevanda del cuore (anche perché lo abbiamo detto: dalle microplastiche ormai non si sfugge). Si può però cercare di ridurre l’esposizione con alcune soluzioni pratiche e indolori. La prima, beh, è rinunciare alle bustine, ovvero: acquistare tè sfuso. Il rischio anche in questo caso non è nullo (le foglie stesse potrebbero essere contaminate), ma di sicuro va a eliminare il colpevole in questione.

Un’altra mossa è quella di effettuare una pre-infusione. Consideratelo una sorta di lavaggio: se mettiamo la bustina in acqua a temperatura ambiente, questa in teoria rilascerà nel liquido le particelle. Basta poi eliminare quell’acqua e utilizzare la bustina ormai “esausta”. Altra buona pratica: evitare di riscaldare nuovamente il tè. La tecnica del microonde che fa inorridire gli inglesi potrebbe essere anche peggio.

L’ultimo consiglio è: scegliere il male minore. Ovvero: se rinunciare alla comodissima, pratica bustina diventa macchinoso, piuttosto riducete la vostra esposizione in altri ambiti – quelli che, possibilmente, rilasciano ancora più particelle. Ad esempio non bere acqua in bottiglia, evitare i contenitori per cibo in plastica, non riscaldare nella plastica. Comprensibilmente la maggior parte di noi con le bustine ci è cresciuta, forse è intimorito dal tè in foglia e non sa da dove iniziare, chissà. Tenete la bustina e, se ci riuscite, evitate tutto il resto.