La vicenda del “Rosso Jannik”, il vino con cui il sindaco di Manduria Gregorio Pecoraro ha omaggiato il numero uno della classifica mondiale Atp è ormai ascesa a commedia tragicomica, nonostante i suoi riverberi legali. Quella che doveva essere un’operazione simpatia, in cui sono stati coinvolti anche notabili locali che hanno scritto una canzone e creato un pasticciotto, più che onorare le vittorie del campione altoatesino ha creato un polverone mediatico, suscitando le ire del Consorzio di tutela del Primitivo di Manduria, che ha condotto al sequestro delle 73 bottiglie da parte del Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari e un’ispezione nella cantina che l’ha imbottigliato (ma non prodotto).
Meglio lasciar perdere
In tutta questa ricerca di tutele da parte delle autorità, viene da chiedersi se lo stesso Sinner non si fosse preoccupato per quella della sua immagine, e a chiederselo per primo fu anche Domenico Sammarco, consigliere comunale all’opposizione, che aveva immaginato che l’utilizzo senza autorizzazione dell’immagine del tennista non avrebbe portato ad un’azione legale e ad un’eventuale richiesta di risarcimento.
Ci aveva giusto. L’intervento degli avvocati di Sinner è di circa un mese, fa quando la vicenda dell’infelice strenna era ancora agli inizi: in una lettera, del cui contenuto è stato rivelato pochissimo, è confermato che sì, c’è stato uno sfruttamento non autorizzato dell’immagine del suo cliente, per quanto stilizzata, ma che il vincitore degli ultimi Australian Open non intende comunque procedere per vie legali. Un gesto di distensione che, si spera, porterà all’esaurimento della vicenda.
In tutto questo poi, Sinner il vino non l’ha manco ricevuto. Ancora sotto sequestro, sono ferme negli uffici del comune di Sesto Pusteria a cui erano state inviate.