Ora, visto che non c’è editorialista di chiara fama che non abbia detto la propria sui rider, sui “lavoretti”, sul tanto pedalare e poco guadagnare, mi sento in diritto/dovere di aggiungere la mia.
La questione la conosciamo tutti: i valenti ciclisti che ci portano da mangiare in ogni posto a ogni ora per qualsivoglia motivo, guadagnano du’ lire. Poi c’è qualcuno che li paga a cottimo, qualcuno che li paga a ora, ma sempre du’ lire sono.
Insomma: stipendi da fame per soddisfar la fame di noi pigroni che non abbiamo voglia d’andarci a prendere l’hamburger fino all’angolo.
Gli imprenditori dell’economia nuova dicono: ahò, i margini quelli sono, se vogliamo guadagnare (cosa legittima, nonostante paia stupire molti) non è che possiamo far pagare la consegna 10 euro, ché non ci ordina più niente nessuno.
Del resto quest’economia nuova ritaglia una fetta in più da una torta che è sempre la stessa –-da un lato c’è lo stesso che produce il panino, dall’altro c’è lo stesso che se lo mangia-– insinuandosi come intermediario tra farcente e magnante: dunque non stupisce che al ciclista forzatamente neopauperista non rimangano che le briciole.
Ma quindi, come risolvere una questione difficile come una bici senza sella?
Non ne ho la più pallida idea: non faccio né l’economista né il giuslavorista. Ma ho una proposta: mentre le eminenze, i legislatori, i nuovi imprenditori e i sindacati fanno le proprie riflessioni, noi lasciamo la mancia.
Dai al fattorino 3 euro e gli raddoppi la paga oraria trasformando un lavoretto in un lavoro quasi dignitoso. Non chiederti cosa il fattorino può fare per te, chiediti cosa puoi fare tu per il fattorino.