Un camion cisterna dotato di doppio fondo, chiaramente ben nascosto, e azionabile in tutta tranquillità con un pulsante in modo da evitare i controlli. A che scopo? Beh, per mischiare il latte con dell’acqua, in modo da allungare il prodotto finale e guadagnare più soldi. No, non è un sotterfugio uscito da un remake in chiave lattiero-casearia di 007, ma una vera truffa che avveniva in una delle sotto-cooperative del gruppo Cooperlat Trevalli, coop agroalimentare con sede a Jesi, nelle Marche.
Il tutto è cominciato il 12 marzo del 2021 quando Daniele Seniga, carabiniere in congedo che ora è impiegato nell’industria del latte in veste di controllore della qualità, stava conducendo un’indagine di routine all’interno della cooperativa Sibilla di Amandola, che produce principalmente mozzarelle. I sensi di ragno di Seniga, però, hanno preso a pizzicare dopo aver trovato circa 500 chili di acqua su un carico di circa 11 mila chili di latte. Vero, mischiare latte con acqua è effettivamente consentito: gli standard di legge, però, lo permettono solamente in percentuali minime, che si discostano di pochissimo dallo zero. Quel giorno, evidentemente, i calcoli non tornavano.
All’arrivo del camionista Seniga effettua due analisi: una prelevando il latte all’interno dell’autocisterna, e l’altra prendendo un campione dopo che il campione viene scaricato in un contenitore apposito per i prodotti caseari. Di nuovo, i numeri raccontano una storia libera da interpretazioni: il latte della cisterna è perfettamente in regola, ma quello nel contenitore non lo è affatto. “In pratica solo dopo lo scarico il latte non era più idoneo” spiega Seniga. “Superava qualsiasi limite tollerabile dalla legge”. A questo punto, il controllore decide di agire e chiede espressamente che il camion incriminato non lasci la cooperativa.
Il giorno seguente, però, l’autocisterna è sparita nel nulla. Comportamento perfettamente in linea con chi non ha nulla da nascondere, direte voi. Ebbene, dev’essere esattamente cos’ha pensato Seniga, perché un paio di giorni dopo, all’arrivo di una nuova consegna, contatta immediatamente i carabinieri per sequestrare il camion. Una rapida ispezione e il trucco è svelato: come accennato (e scusateci per gli spoiler), l’autotrasportatore era dotato di un doppio fondo che permetteva di mischiare acqua e latte a comando, idealmente dopo il primo prelievo di controllo. A confermare il tutto si unisce la confessione del camionista, raccolta in un audio sul tavolo dei magistrati. Un danno sia per i consumatori che per la Cooperlat Trevalli, che di fatto paga molto più latte di quanto in realtà ne riceve, e che secondo Seniga fa parte di un vero e proprio “sistema”. Difficile, anzi addirittura “impensabile”, secondo lui, che un investimento simile venga fatto da un solo autotrasportatore senza un tornaconto periodico.
Dal canto loro, i vertici della Cooperlat Trevalli hanno immediatamente preso le distanze dal caso, denunciandolo e definendolo “isolato”. Niente sistema che coinvolgesse più persone al di fuori dello stabilimento esaminato da Seniga, dunque. “Ci sono indagini in corso” concede l’attuale presidente dell’azienda, Paolo Fabiani. “Ma a oggi nessuno ci ha comunicato niente di quanto emerso. Io credo che la cooperativa Sibilla sia parte lesa e l’autotrasportatore, un lavoratore esterno della zona abruzzese, dopo il fatto è stato bloccato”. Camionista allontanato, e va bene. Ma allora perché avrebbe dovuto prendersi tutto questo disturbo, rischiando così tanto per un ritorno relativamente modesto? “Non so dire che ritorno possa aver avuto” spiega Fabiani. “Lo spiegherà a chi di dovere se dovrà spiegarlo. Per noi se ci sono anomalie prendiamo le distanze”.