Grana Padano risponde al servizio di Report sul latte straniero nei formaggi italiani con una lettera scritta da Stefano Berni, Direttore Generale del Consorzio Tutela Grana Padano. Ovviamente al consorzio non è andato giù il tono del servizio di Report e ha deciso di ribattere punto per punto.
Stefano Berni, tramite la lettera, si rivolge ai consorziati e convenzionati, messi in imbarazzo nei confronti dei clienti che hanno visto la trasmissione di Report: i clienti chiedono rassicurazioni sul fatto che nella produzione del Grana Padano non venga utilizzato latte straniero. Il Consorzio assicura nel modo più assoluto che nel Grana Padano non ci finisce una sola goccia di latte straniero. E avvisa: i legali del Consorzio si sono già attivati per ribattere a queste illazioni false e strumentali, in modo da ripristinare la verità e riparare ai danni provocati da “improvvidi e superficiali giornalisti d’assalto”.
Berni spiega, poi, i motivi per cui nel Grana Padano non viene utilizzato il latte estero. Non solo è vietato, ma ci sono delle ragioni ben precise:
- se Grana Padano utilizzasse latte straniero, verrebbe subito scoperto dal sistema di controllo interno, dal sistema di repressione frodi del Mipaaf, dai Carabinieri de Nac o dai Nas. Grana Padano ricorda che le forme stagionano per mesi e mesi nei magazzini, sono in bella vista durante i controlli degli organi preposti e sarebbe come se venisse esposta in vetrina per mesi la refurtiva
- il latte estero non è idoneo per diversi motivi: eccesso di percorrenza, temperatura durante la percorrenza, sbattimento importante durante la percorrenza e eccessivo tempo fra mungitura e inizio della lavorazione. Questa fase è particolarmente difficile soprattutto quando si parte da latte crudo come avviene nel caso del Grana Padano che parte con l’affioramento in caldaia
- il sistema di controllo e vigilanza del CSQA e del Consorzio Tutela Grana Padano è molto attento e affidabile. Anzi, lo è così tanto che spesso a lui viene chiesto consiglio da parte di attività analoghe (cosa che sta accadendo in queste ultime settimane con il Feta greco)
Stefano Berni chiude la lettera togliendosi qualche sassolino dalla scarpa. Ribadisce che se basta una trasmissione “superficiale e faziosa” a mettere in discussione serietà, trasparenza e consumi della più importante DOP italiana ed europea, un realtà che coinvolge 140 caseifici, 200 confezionatori e stagionatori, 5.000 stalle e 50.000 persone, trasmissione oltretutto realizzata dalla Rai, un servizio pubblico, allora c’è da mettersi le mani nei capelli per questa Italia che ama farsi male anche quando non lo merita. E questo perché in questo modo ci facciamo ridere dietro. Berni riporta poi l’esempio dei dazi USA: sono stati sollecitati da produttori di latte e formaggi americani a cui il governo ha dato ascolto.
Berni conclude con un avvertimento: quando un sistema sbaglia è giusto che venga denunciato per far pagare pesantemente chi sbaglia. Inoltre chi ha inventato una “volgare, infondata e quindi indimostrabile” tesi secondo la quale il latte straniero finisce nel Grana Padano deve fare ammenda. Sul sito del Consorzio, poi, è disponibile il video pubblicato su YouTube dove Stefano Berni risponde per le rime a Report.