La tregua è sfumata, e a tre anni dalla cosiddetta guerra del latte i pastori sardi tornano a far sentire la propria voce: lunedì 14 febbraio, giornata degli innamorati, è anche la data in cui il mondo delle campagne si mobilita per ripartire con la protesta. E la situazione, oggi, è ancora più grave di allora.
“Siamo tutti in ginocchio” spiega Nenneddu Sanna, portavoce del movimento autonomo dei pastori sardi, che sottolinea come gli aumenti a mangimi, concimi, gasolio ed energia elettrica abbiano del tutto cancellato l’effetto calmierante del prezzo del latte. “Basti pensare un dato: un’azienda che mediamente pagava 380 euro al mese di energia elettrica, questo mese si è vista recapitare una bolletta da 900 euro” spiega Sanna. E tutto questo senza considerare gli incendi o la lingua blu. “Basta guardare sui social per vedere quante aziende o capi di bestiame sono in vendita. Il settore è allo stremo”, commenta ancora Sanna.
A fianco dei pastori si schierano anche le associazioni come la Coldiretti, che auspica un sostegno mirato a dare una boccata d’ossigeno alle “aziende in affanno” sollecitando anche “interventi strutturali”. “Gli strumenti ci sono e ne abbiamo indicato diversi anche noi, concreti e operativi nel breve periodo” ha commentato a tal proposito Luca b, direttore della Coldiretti. “Nella società della tecnologia con un’agricoltura sempre più aperta alle innovazioni è paradossale affidarsi ad una pubblica amministrazione arcaica che ignora l’informatizzazione divenuta ormai ordinaria negli altri settori sempre della pubblica amministrazione”.