Continua la crisi che sta colpendo le materie prime: dopo legno e miele, scatta l’allarme anche per il latte. Confcooperative parla di “situazione insostenibile per gli allevatori, peraltro già vessati dalla crisi determinata dalla pandemia, che ha contribuito a creare tensioni.” Secondo le stime, sono centinaia le aziende dell’agroalimentare in Toscana messe al palo dal rincaro dei costi.
Fabrizio Tistarelli, presidente di Latte Maremma, sostiene che “i rincari per le materie prime necessarie all’alimentazione degli animali sono inaccettabili e questo sta mettendo a rischio la zootecnia. Il mais che costava 30 euro al quintale ora è a 40 euro, il panello di semi di soia da 75 è passato a 105 euro”. Dopodiché sottolinea come l’aumento dei prezzi non sia, in realtà, legato all’andamento del mercato. “Ci sono stati grossi accaparramenti di materie prime da parte di Paesi extra europei che hanno avuto un effetto speculativo sui prezzi. Il Covid, inoltre, ha spostato i consumi dal latte fresco utilizzato in bar, hotel e gelaterie a quello a lunga conservazione, preferito dalle famiglie.”
Tistarelli continua spiegando che è necessario creare delle condizioni che possano garantire un’adeguata remunerazione al lavoro degli allevatori, in modo da salvaguardare l’intera filiera della produzione di latte dal rincaro delle materie prime. Uno sguardo anche ai consumatori, ai quali bisogna continuare ad assicurare “prodotti sicuri e di qualità, che sostengono l’economia, il lavoro e i territori italiani”.
“Chiederemo alle istituzioni” conclude il presidente di Latte Maremma “un potenziamento del sostegno alle imprese per il benessere animale e l’apertura di un bando per favorire il consumo di latte locale”.