È da tempo che vi raccontiamo delle difficoltà del mondo del latte alimentare: pensiamo a quanto riportano i dati inerenti al Molise, dove negli ultimi venti anni il 50% delle aziende zootecniche locali ha tirato giù la serranda, o in Alto Adige, dove la Federazione Latterie ha indicato con forte preoccupazione la crescita smodata dei costi di produzione. Certamente ricorderete anche le proteste dei pastori, dalla Toscana alla Sardegna, che attraverso il disordine sociale tentarono di far portare l’attenzione sulla sofferenza di un’intera filiera. Vero, in media i prezzi del latte sono aumentati del 20% e l’industria paga fino al 30% in più ai produttori, ma di fatto il solco lasciato dalla crisi è ben più profondo di quanto appare.
Partiamo dalla nozione che l’Italia non è autosufficiente. La produzione è cresciuta del 7% negli anni passati ma non è comunque abbastanza, e con le recenti flessioni determinate dall’imperversare della siccità si può dire con assoluta certezza che Lo Stivale è ben lontano da raggiungere la sufficienza. Come abbiamo accennato occorre poi sottolineare che “I costi di produzione nell’ultimo anno sono aumentati”, come spiega Massimo Forino di Assolatte. “Tutti i fattori di produzione sono esplosi a partire dallo stesso latte alla stalla che è passato da 37-38 centesimi al litro a 45, con molti casi a 48 cent al litro. Quindi con un aumento solo della materia prima del 30%. Ma poi c’è la carta, il cartone, l’energia”.
Carta, cartone, energia – ma non illudetevi, la lista potrebbe continuare a lungo. Uniamo questa catena di rincari a un ulteriore ingrediente, ossia il calo medio del 2-3% degli acquisti domestici, e ci rendiamo conto che quella che poteva apparire come una banale flessione lineare è in realtà una spirale concentrica determinata dall’intersecarsi di più fattori. “I contadini chiedono di pagare il latte 15-20 centesimi di più al litro” spiega poi l’ad di Sterilgarda, Nando Sarzi. “Ma il problema per noi non è quello. Il problema è poi riversare l’aumento alla grande distribuzione. Noi possiamo assorbire una parte dei costi, ma se andiamo avanti così lavoriamo in perdita. E questo ovviamente non è possibile. Soprattutto perché sono aumentate tutte le componenti che ruotano attorno al latte confezionato: l’energia in primis, ma poi i cartoni, i bancali. Se continuiamo così è uno sfracelo”.