Il latte di cammella viene già considerato da molti “oro bianco” (un po’ come capita per il latte d’asina): ora un’azienda etiope di prodotti lattiero-caseari ha deciso di farci i soldi sul serio, investendo milioni per aumentarne la produzione, con l’auspicio di esportarlo su larga scala.
Il caso è quello della Khelif Milk Processing Industry (KMPI), che ha da poco investito 70 milioni di Birr (1,6 milioni di dollari), nella creazione di un impianto di lavorazione del latte delle cammelle. Perché, chiederete voi? In effetti in Etiopia l’80% del latte consumato proviene dalle mucche, un’altra parte dalle capre e soltanto una nicchia di privilegiati possono bere il latte di cammella. Ma la domanda di questo prodotto è molto alta.
I paesi vicini, Somalia e Gibuti, apprezzano particolarmente quest’alternativa casearia e proprio pensando di soddisfare questa prima esigenza di mercato, la KMPI ha deciso che la sua produzione partirà da 10.000 litri. L’azienda ha recentemente acquistato una macchina per il trattamento ultra-termico (UHT) da 6 milioni di dollari (141.000 dollari), per produrre latte con una durata di conservazione più lunga e prevede, oltre a imbottigliare latte vaccino pastorizzato, di produrre anche yogurt e di lavorare formaggio e burro.
Secondo Yoseph Legesse, direttore del nuovo stabilimento, per garantire un approvvigionamento sostenibile di materie prime, l’azienda sta cercando di creare un caseificio con razze bovine e cammelli ad alta produzione di latte, per proiettarsi già all’esportazione all’estero.
[ Fonte: FoodBusinessAfrica ]