La crisi del latte abbraccia l’intera Italia, dalle valli dell’Alto Adige alle sponde rocciose della Sardegna, passando anche per Molise e Toscana. In questo contesto di crescente urgenza, la Copagri ha deciso di assumere una presa di posizione circa gli accordi sul prezzo, indicando i 50 centesimi al litro come minimo compenso accettabile. L’alternativa? Il default dell’intero settore zootecnico nel giro di una manciata di mesi.
mucche
Nel portare avanti la propria tesi, Copagri sottolinea come negli ultimi trent’anni gli allevatori europei abbiano visto il margine netto di profitto per 1 kg di latte (che corrisponde grossomodo a un litro) crollare dai 12,36 centesimi agli attuali 4,17; margine che di fatto non tiene conto dei più recenti rincari ai costi di produzione e delle tariffe energetiche. “Si è verificato un vero e proprio tracollo degli utili dei produttori di latte UE” spiega il presidente della Copagri Franco Verrascina “che si ripercuote nella complessa situazione che vivono le aziende agricole, dovuta in gran parte a politiche poco lungimiranti e ancorate a meri sussidi, in luogo di sistemi che leghino il prezzo ai costi di produzione; tali scelte miopi non hanno fatto altro che aggravare gli effetti di problematiche che si trascinano da anni”.
Il risultato è semplice: quando non si guadagna abbastanza le aziende chiudono, e nel tempo il settore agroalimentare nazionale accusa colpo dopo colpo fino a raggiungere un punto dove gli allevamenti si trovano costretti ad abbattere i propri animali. “Basti pensare che entro giugno si rischiano di avere il 30% di vacche in meno in Lombardia, regione da cui dipende circa la metà della produzione lattiero-casearia nazionale” ha aggiunto il responsabile nazionale del comparto lattiero-caseario della Copagri Roberto Cavaliere.