C’è chi, a leggere “Asti DOCG rosé“, potrebbe inevitabilmente pensare a un errore di stampa, o più maliziosamente a un (vistoso) scivolone; e per carità – fino a poco tempo fa ne avrebbe avute tutte le ragioni. La più recente assemblea dell’Associazione Comuni del Moscato, riunitasi lo scorso 19 di dicembre in quel di Santo Stefano Belbo, ha tuttavia cambiato le carte in tavola: il Consorzio, in altre parole, ha infine approvato la modifica del disciplinare per produrre Asti DOCG nella versione rosé.
Una novità che si declina attraverso due protagonisti – il Moscato d’Asti e il Brachetto, altra uva aromatica e diffusa nel territorio astigiano e monferrino. La lunga storia dell’Asti DOCG si arricchisce dunque di un nuovo capitolo, un capitolo tinto di rosa; che al di là di tutto rappresenterà, per le uve Moscato e i suoi produttori, un ulteriore canale di produzione.
Asti rosé: tutti i dettagli sulla nuova produzione
A onore del vero in Piemonte si discute della possibilità di un Asti rosé sin dall’ormai lontano 2017: il progetto, stando a quanto lasciato trapelare, nacque dall’interesse di diverse grandi aziende vinicole di puntare verso questa nuova direzione. Il Consorzio di Tutela si è dunque preso il tempo necessario ad avviare e completare una approfondita analisi di mercato, valutando anche l’aspetto identitario e culturale della bolla piemontese, deliberando infine il semaforo verde alla variante rosé.
I viticoltori, come accennato nelle righe precedenti, hanno accolto la novità con considerevole entusiasmo. “Ben venga una nuova tipologia di Asti spumante in grado di darci qualche possibilità economica in più” è stato il commento di Sandro Vico, viticoltore con sede a Castel Boglione. “Sebbene il Moscato ad oggi sia l’uva che riesce a procurarci il maggior reddito viticolo dell’Astigiano, con 13.000 euro ad ettaro non si riesce a far quadrare i conti”.
Ad affiancarsi al Moscato sarà dunque il Brachetto: “Grazie alle caratteristiche del Brachetto, si va ad arricchire il profilo organolettico del Moscato che va ad esaltare le qualità esclusive del prodotto” ha commentato a tal proposito Paolo Ricagno, presidente del Consorzio tutela Brachetto d’Acqui. “I primi risultati sono sorprendenti, si tratta di uno spumante che si presenta con un quadro aromatico molto piacevole”.
L‘Asti DOCG rosé dovrà ora affrontare i lunghi ingranaggi della burocrazia: salvo intoppi, la nuova tipologia potrebbe cominciare a essere prodotta già dalla prossima vendemmia nelle versioni Demi Sec, Dry, Extra Dry, Brut, Extra Brut, Brut Nature/Pas Dosé e Metodo classico.