Buone notizie da parte del Consorzio Asiago che ha messo a segno un colpo nei confronti delle denominazioni ingannevoli in Sud America. Il Consorzio, infatti, è riuscito a bloccare due marchi locali che stavano imitando la Dop, una in Brasile e una in Cile.
Asiago Dop vs marchi ingannevoli: 2 a 0
Partiamo dal Brasile. Qui il Consorzio tutela del formaggio Asiago è riuscito a far annullare la registrazione di un marchio di formaggio chiamato “Asiago Ccfn”. Il nome era stato depositato nel lontano 2020 dal Consortium for common food names holdings inc., un ente che è direttamente collegato all’organizzazione di interessi dallo stesso nome degli Stati Uniti.
Visto il nome identico che richiamava alla mente l’Asiago, pur non essendo Asiago Dop, ecco che il Consorzio si era attivato per chiederne lo stop. Sulle prime l’Ufficio marchi brasiliano aveva deciso di concedere la registrazione. Solo che poi ha capito che si trattava effettivamente di un marchio ingannevole. Inoltre aveva anche fatto notare come mancasse la legittimazione nella richiesta di registrazione.
Stessa cosa è poi successa in Cile: lo stesso ente aveva chiesto di registrare nel paese l’Asiago Ccfn. Ma nel 2018 in Cile è stato ottenuto il riconoscimento della Dop Asiago e dunque ecco che anche qui il marchio ingannevole è stato fermato.
Questo anche perché i due formaggi “falsi” nulla hanno a che vedere con l’Asiago e il suo disciplinare di produzione. Se vi state giustamente chiedendo perché in Sud America si siano concentrati sull’imitare l’Asiago, beh, è presto detto: pare che sia un mercato dove l’Asiago Dop è in netta crescita.
Da anni, infatti, il Consorzio Tutela Formaggio Asiago è presente e attivo in Brasile, con focus nella città di San Paolo (contando che qui il 20% della popolazione è di origine italiana, è facile intuire perché i prodotti Made in Italy vadano per la maggiore).
Flavio Innocenzi, direttore del Consorzio Tutela Formaggio Asiago, ha dichiarato che “da chiunque venga attuata, la strategia mirata all’evocazione del nome o all’imitazione delle caratteristiche per designare prodotti che nulla hanno a che vedere con la DOP, è non solo sleale ma senza futuro, in un mondo in cui c’è sempre più ricerca di autenticità e prossimità”.
Soddisfazione per la vittoria anche da parte di Massimo Vittori, direttore di oriGIn, una coalizione mondiale delle Indicazioni Geografiche, il quale ha sottolineato come queste attività di monitoraggio delle indicazioni geografiche richiedano sforzi economici sempre più grandi per i Consorzi, motivo per cui è necessario che le autorità regionali e nazionali continuino a sostenerli.