L’Arabia Saudita sta cercando di rendere il deserto fertile per l’agricoltura

L'Arabia Saudita vuole fare "fiorire" il deserto e renderlo fertile per l'agricoltura: la chiave per riuscirci è il "clima artificiale".

L’Arabia Saudita sta cercando di rendere il deserto fertile per l’agricoltura

L‘Arabia Saudita continua il suo (faticoso, non c’è dubbio, considerando il panorama circostante) cammino verso la sovranità alimentare. Dopo le più recenti notizie di accordi ufficiali con una serie di aziende alimentari per assicurarsi lo sviluppo e la promozione di alternative vegetali, il Paese ha avviato una collaborazione con un’azienda olandese con l’obiettivo di fare “fiorire” il deserto e renderlo fertile per l’agricoltura. Un progetto ambizioso, non c’è ombra di dubbio: trasformare uno scatolone di sabbia in un campo rigoglioso pare una missione impossibile anche per il più esperto dei nonni ortolani.

L’Arabia Saudita e il “cambiamento climatico”

siccità

La chiave del progetto sarà il cambiamento climatico operato dall’uomo. No, non quello già noto a tutti che sta minacciando il nostro pianeta, ma piuttosto la creazione di vere e proprie sfere climatiche “artificiali” e innescate dall’azione dell’uomo che potrebbero creare condizioni favorevoli alle coltivazioni, all’agricoltura e ad altre attività umane normalmente impensabili nel ruvido e spietato contesto di un deserto.

Norbert Niederkofler porta Care’s in Arabia Saudita: anche per lui è lì il neo Rinascimento? Norbert Niederkofler porta Care’s in Arabia Saudita: anche per lui è lì il neo Rinascimento?

Complessivamente, stando a quanto lasciato trapelare, il progetto in questione riguarderebbe un’area situata nelle zone periferiche di Neom, città di recente fondazione sul Mar Rosso, dalle dimensioni totali di circa quindici campi da calcio. L’obiettivo a lungo termine, proprio come vi abbiamo già anticipato in apertura di articolo, è quello di rendere l’Arabia Saudita meno dipendente dalle importazioni – una strategia di approvvigionamento che fino a ora, considerando l’avversità del clima e la povertà del suolo, si è naturalmente rivelata inevitabile.

Partner delle autorità saudite è il progetto orticolo olandese Van Der Hoeven, vincolato da un contratto da 120 milioni di dollari. I “primi passi”, se così vogliamo definirli, prevedono la costruzione di due strutture di prova alla periferia di Neom. “Stiamo costruendo un clima sintetico in luoghi in cui la coltivazione all’aperto è difficile da ottenere”, ha affermato l’amministratore delegato di Van Der Hoeven, Michiel Schoenmaeckers.

È bene notare che il progetto ha assunto una nuova sfumatura di urgenza in seguito agli eventi degli ultimi anni, pandemia e invasione dell’Ucraina in primis, eventi che hanno messo in luce la fragilità delle catene di approvvigionamento e i rischi per la sicurezza alimentare per l’Arabia Saudita e tutto il Medio Oriente.

Numeri alla mano, Neom ha bisogno di più di mille ettari di serre per raggiungere l’obiettivo di produrre oltre 300.000 tonnellate di frutta e verdura – un obiettivo raggiungibile nei prossimi 8 o 10 anni, stando alle stime attuali. L’azienda olandese, che sta combinando una serie delle più recenti tecnologie di orticoltura, tra cui la coltivazione basata sull’intelligenza artificiale e sistemi avanzati di filtraggio dell’acqua, mira a iniziare a gestire il primo sito già nell’agosto del prossimo anno.