Singolare appello da parte di alcuni chef, fra cui figura anche Mauro Colagreco: “Salviamo le anguille”. In particolare lo chef, così come dichiarato a La Stampa, ha deciso di toglierla dal menu del suo Mirazur di Mentone dopo aver ascoltato l’accorato appello di Ethic Ocean. Il fatto è che, tecnicamente, dal 2009 l’anguilla è stata inserita nella Lista Rossa della IUCN, categorizzata come specie a rischio critico. Il che forse potrebbe spiegare il perché gli chef si siano sentiti in dovere di movimentarsi a favore di questa specie e non, per esempio, per tonni (anche se in passato qualcosa era stato fatto per il tonno rosso) e salmone.
Così siamo andati a spulciare un po’ le liste rosse della IUCN ed ecco che fra i salmonidi, nel genere Salmo e Oncorhynchus, non ci sono specie a rischio (magari qualcuna in diminuzione, ma non a livello delle anguille). Idem dicasi per il genere Thunnus.
Quindi forse questo potrebbe spiegare perché le anguille sono diventate meritevoli di tanta attenzione, mentre altri pesci no.
Le anguille sono a rischio estinzione
Le anguille sono a rischio critico principalmente per colpa dell’uomo, è inutile girarci intorno. L’intervento dell’uomo sull’ambiente, gli sbarramenti costruiti nei fiumi che impediscono ai giovani di risalire la corrente e a quelli più anziani di andare in mare per riprodursi (le anguille sono una specie catadroma, cioè pesci che vivono solitamente in acque dolci, ma che vanno poi a riprodursi in mare e si differenziano dalle specie anadrome che vivono in acqua salata, ma che vanno a riprodursi in acque dolci, come storioni e lamprede), la pesca di frodo, l’inquinamento delle acque… Tutto a contribuito a ridurre la popolazione di anguille, tanto che ora rischiano l’estinzione.
Ovviamente in Italia si è cercato di porre un freno a tutto ciò, con i soliti sistemi. Quindi ok ai periodi di stop alla pesca e alla commercializzazione, con date che cambiano di regione in regione. Ma tutto questo non è bastato e nel corso degli ultimi 30 anni il numero delle anguille europee è diminuito di più del 90%.
Per questo motivo sin dal 2009 le anguille sono purtroppo finite nella Lista Rossa della IUCN con la classificazione di specie a rischio critico. Inoltre, rispetto ad altre specie, non è possibile pensare a un ripopolamento in quanto l’anguillicoltura si basa tutta sulla cattura in natura di esemplari giovani.
Ecco che allora alcuni chef hanno deciso di movimentarsi per sottolineare questa situazione allarmante. E lo hanno fatto a modo loro, eliminando dal menu l’anguilla, piatto tipico del Piemonte, nel Nord Est e della zona delle Valli di Comacchio.
Come specificato da Mauro Colagreco, l’anguilla per lungo tempo ha fatto parte del suo menu, così come ha fatto parte del menu di molti altri ristoranti gourmet. Solo che fino a quando non ha ascoltato le argomentazioni di Ethic Ocean, Colagreco ha ammesso che non sapeva di tutto ciò. Da quel momento, però, ha deciso di toglierla subito dal menu del Mirazur.
Colagreco auspica che, come già successo in passato con le campagne a tutela del tonno rosso e quelle contro l’elettropesca, la loro movimentazione possa aiutare a proteggere le anguille dall’estinzione.
E dà un consiglio a tutti: se si trova l’anguilla nel menu di un ristorante, in primo luogo non ordinarla mai e poi dire al cameriere che è sorprendente il fatto di trovarla nel menu. Probabilmente vi verrà risposto che si tratta di anguille dall’allevamento, ma a quel punto dovrete puntualizzare che le cosiddette anguille d’allevamento in realtà sono giovani esemplari catturati in natura e poi allevati visto che è impossibile far riprodurre le anguille in cattività.