L’agricoltura fa rallentare il PIL: pesano soprattutto i cambiamenti climatici

Sul PIL italiano, in flessione rispetto allo scorso trimestre, pesano soprattutto l'agricoltura e l'industria.

L’agricoltura fa rallentare il PIL: pesano soprattutto i cambiamenti climatici

Lo Stivale si è inciampato. Stando alle più recenti rilevazioni dell’Istat il PIL italiano è calato dello 0,3% rispetto al trimestre precedente (quando, a onore del vero, era aumentato dello 0,6%): a pesare sulla “locomotiva” italiana sono in particolare il rallentamento dell’industria e dell‘agricoltura, informa l’istituto di statistica. Chi tra di voi è abituato a vedere il bicchiere mezzo pieno (beati voi!) farà notare che, ampliando lo sguardo su una base annua, il PIL ha di fatto registrato una crescita dello 0,6%; ma è anche bene notare (e scusate se siamo guastafeste) che rispetto al trimestre precedente dell’anno scorso c’è stata una frenata brusca e soprattutto inaspettata. Cos’è successo, dunque?

Agricoltura e industria fanno rallentare il PIL

Tanto per cominciare, diamo un’occhiata all’erba del vicino – il PIL dell’area europea è di fatto cresciuto dello 0,3% sul trimestre precedente, con Francia e Spagna in particolare che si distinguono per un aumento rispettivo dello 0,5 e 0,4%. Ferma invece la Germania, e qui – nonostante la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si ostini a sostenere che l’Italia stia crescendo più della media europea – si intravedono le prime crepe: è bene notare, infatti, che lo stato tedesco è il primo partner commerciale del nostro caro e vecchio Stivale; e la sua fase stagnante, unita alla frenata delle costruzioni dovuta alla modifica del Superbonus e all’aumento dei costi dei finanziamenti delle imprese, ha inevitabilmente impattato sulla salute del Prodotto interno lordo tricolore.

Il Governo introduce la cassa integrazione per l’emergenza climatica in agricoltura Il Governo introduce la cassa integrazione per l’emergenza climatica in agricoltura

L’altra grande incognita, come accennato in apertura, è l’agricoltura. La variazione congiunturale del PIL, spiega l’Istat, “è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto sia nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca sia in quello dell’industria, mentre il valore aggiunto dei servizi ha registrato un lieve aumento”.

L’indiziato numero uno per spiegare tale contrazione in ambito agricolo è – rullo di tamburi – il cambiamento climatico. D’altronde, il paniere dei danni legati al clima è abbondante: dalle alluvioni in Emilia Romagna dello scorso maggio alle più recenti grandinate. Non è un caso, in altre parole, se nei rapporti coldirettiani vengono riportati (ben 854 eventi estermi, fra grandinate, nubifragi e alluvioni”, colpevoli di avere “tagliato le produzioni agricole della fattoria Italia nel secondo trimestre dell’anno”.

C’è già chi, alla luce dei dati appena riportati, si muove a criticare l’esecutivo Meloni. “Il governo invece di continuare a cantare vittoria per la crescita superiore a quella dei Paesi europei farebbe bene a preoccuparsi di questo calo” è la lettura di Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. Altri, come il capoeconomista di Nomisma Lucio Poma, invitano alla cautela e alla pazienza: “Prima di guardare al lupo” spiega “è quantomeno opportuno attendere i dati del prossimo trimestre, che ci indicheranno più chiaramente la rotta economica del Paese”.