In Italia continua sempre più ad affermarsi l’agricoltura bio, che viene considerata come praticabile da sempre più agenti della filiera agroalimentare. Una notizia apparentemente ottima, se rapportata all’inasprirsi delle conseguenze dei cambiamenti climatici negli ultimi anni, che stanno mettendo in ginocchio le produzioni di diversi settori.
All’inizio del 2020, infatti, nel Bel Paese erano circa 2 i milioni di ettari coltivati secondo le pratiche dell’agricoltura biologica, equivalenti grossomodo al 15% della superficie agricola. Si tratta di un aumento del 78,9% rispetto al 2010. Nello stesso lasso temporale, inoltre, è diminuita (seppur leggermente, -1,3%) la distribuzione di fertilizzanti. Più consistente, invece, la riduzione dell’utilizzo dei prodotti fitosanitari, che si aggira intorno al -6,5%.
Dati che, se valutati per il loro mero valore numerico, paiono assolutamente positivi e che potrebbero addirittura instillare una sorta di cauto ottimismo verso il futuro. Eppure, nonostante queste tendenze indubbiamente positive, le emissioni di gas serra del settore agricolo non risultano affatto diminuite. La speranza ora è riposta nella strategia europea Farm to Fork, che prevede un’ulteriore aumento (25% del totale) della superficie agricola destinata all’agricoltura biologica.