Questa storia potrebbe sembrare la sceneggiatura di una commedia italiana su una gang di ladri maldestri che tenta un furto in un ristorante, ma si fa poi beccare a causa dei riconoscibilissimi tatuaggi, vestiti e telefonate fatte dal cellulare. Invece non è un film, bensì quanto accaduto sul serio. Dei ladri incauti e poco pratici hanno deciso di compiere un furto ai danni del Crazy Pizza di Briatore, ma sono stati incastrati proprio dai tatuaggi, dai vestiti e dai cellulari.
Tanto valeva che lasciassero direttamente la carta d’identità nel locale, in pratica.
La storia del furto al Crazy Pizza di Briatore
Mentre ci chiediamo oziosamente cosa ne pensi Briatore di questa faccenda (ma oggi era impegnato a difendere pasta Rummo e Salvini), ecco che il furto in questione era avvenuto nella notte fra il 9 e il 10 luglio scorso presso il Crazy Pizza di via Varese a Milano. Il responsabile del locale, la mattina successiva, rendendosi conto della rapina (qualcuno aveva forzato la finestra della cucina e poi era scappato dalla cantina), aveva denunciato il furto di 2 iPad, sei telefoni, un notebook, un pc, 6.570 euro in contanti e diverse bottiglie di Dom Perignon, Cristal e Sassicaia.
Erano così partite le indagini, ma diciamo che agli investigatori era bastato guardare le immagini delle videocamere per riconoscere subito il viso del responsabile. Eh già, perché i ladri avevano deciso che fare una rapina a volto scoperto fosse una buona idea. Ma fosse stato solo questo l’errore di base.
No, come se non bastasse il volto scoperto per essere riconosciuti, i rapinatori avevano riconoscibilissimi tatuaggi in piena vista e non avevano guanti (dunque impronte digitali a manetta). Per tacere, poi, dei cellulari usati più volte durante le loro rapine o degli stessi vestiti usati in rapine diverse.
Già, perché il Crazy Pizza era stato solamente il loro primo bersaglio. La sera del 16 agosto, infatti, nuovo furto con stesso modus operandi maldestro: i ladri tentano il furto da Starbucks, ma gli va male: le casse erano vuote. Così passano al vicino negozio Brian&Barry, rubando otto cronografi per un totale di 8.648 euro.
Ma anche in questi due casi, hanno utilizzato sempre lo stesso sistema: viso scoperto, vestiti e scarpe non solo riconoscibili, ma riciclati anche fra un colpo e l’altro, tatuaggi in vista e uso smodato del cellulare.
Così ecco che gli investigatori dell’Antirapine, capitanti dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Francesco Federico, due giorni fa hanno notificato a C. P. (55 ani, 46 precedenti secondo quanto rivelato da Il Giorno) l’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip Lorenza Pasquinelli. Le accuse sono di due furti e un tentato furto. Incastrato nel suo caso dal viso, ben immortalato dalle telecamere di sorveglianza e da tre telefonate fatte con un cellulare intestato alla sorella verso un radiotaxi. Taxi che aveva chiamato per farsi riportare a casa e a cui la Polizia è risalita con disarmante facilità.
Fra l’altro C.P. ha indossato le stesse scarpe sia per il furto al Crazy Pizza che per quello di agosto, anche lì ci sono le telecamere che lo dimostrano.
Insieme a lui altri tre complici, entrambi volti noti alla Polizia: R. S. (51 anni) e M. F. (48 anni) per il furto al Crazy Pizza, mentre per quello di Starbucks aveva optato per N. G. (53 anni). Anche i primi due sono stati incastrati per le medesime disattenzioni. Santu, per esempio, è stato immortalato per via dei tatuaggi riconoscibili sulle gambe (ha compiuto il furto con i pantaloncini corti).