Un fantasma del passato mai propriamente risolto, ora tornato a tormentare un colosso del mondo del formaggio. Ci stiamo riferendo a quanto capitato a Lactalis, gruppo lattiero caseario d’Oltralpe che, nel contesto del nostro caro e vecchio Stivale, sovrintende a Parmalat, Galbani e altri svariati marchi; recentemente finito sotto processo penale in Francia con l’accuso di mancato ritiro e richiamo di prodotti, frode e lesioni personali negligenti. Un dossier pesante, dunque, quello che grava sulle spalle del gruppo; e che di fatto ha profondissime radici in una epidemia di salmonella di ormai sei anni fa.
Il caso Lactalis: salmonella e latte in polvere
La proverbiale pietra dello scandalo risale infatti all’ormai lontano 2017, quando le autorità sanitarie francesi e di diversi altri Paesi segnalarono decine di casi di salmonella. Le indagini del personale medico contribuirono a isolare un colpevole comune, e vale a dire un latte in polvere per l’infanzia confenzionato nello stabilimento di Craon, sotto l’egidia della società Celia-Laiterie (che, caso mai ci fosse bisogno di sottolinearlo, era naturalmente sotto il controllo di Lactalis).
Il caso guadagnò una notevole trazione mediatica, un po’ come il ben più recente affaire Buitoni, e gli ispettori sanitari francesi obbligarono naturalmente lo stabilimento incriminato a sospendere la produzione. Era il dicembre 2017, e l’indagine sul focolaio di Salmonella Agona si era (almeno) formalmente conclusa con 38 bambini colpiti nella sola Francia, due in Spagna e uno in Grecia. I bimbi ricoverati in ospedale furono invece 18.
Per Lactalis, naturalmente, era solo l’inizio di una serie di grattacapi da assolvere sotto l’attento occhio delle autorità sanitarie: il colosso dovette richiamare più di 7 mila tonnellate di prodotti sospetti di potenziale contaminazione che, nei mesi precedenti, avevano raggiunto gli scaffali dei punti vendita in più di 80 Paesi sparsi per il globo. Il richiamo vide il coinvolgimento della Rete internazionale delle autorità per la sicurezza alimentare (INFOSAN), gestita dalla FAO e dall’OMS.
Poi il giudizio degli investigatori, che calò come una sentenza: era lo stesso ceppo responsabile di 141 malattie nell’ancora più lontano 2005, quando il sito di produzione in quel di Craon era di proprietà di Célia. La pioggia di denunce seguì copiosa, con un gran numero che accusava il colosso di truffa aggravata. Nel corso delle indagini e negli interrogatori che seguirono venne convocato persino lo stesso patron del gruppo Lactalis, Emanuel Besnier.
Ora l’eco di quei giorni si fa ancora sentire. L’accusa che ha trascinato Lactalis nel nuovo processo penale è datata 16 febbraio 2023: l’azienda si è limitata a dire che “si impegnerà in modo pieno e trasparente. La sfida di questo procedimento è consentire l’emergere della verità scientifica in questa complessa vicenda industriale”.