Ci sono elementi, anche accessori, che possono diventare talmente identificativi che è difficile immaginare un personaggio o, più generalmente, un brand senza di essi. Pensiamo a John Lennon con i suoi occhiali tondi, o all’arancione di Veuve Clicquot. Ecco, il caso della zuppa Campbell è simile. Più o meno, a dire il vero.
Il fatto è che, fino a prova contraria, il “zuppa” faceva effettivamente parte del nome dell’azienda: “Campbell Soup”, per l’appunto. I nostri lettori più attenti avranno notato l’uso dell’imperfetto: eh già, perché di fatto la “zuppa” non c’è più. Si è passati a un nome più generico, senz’altro più comodo, ma certamente meno iconico: The Campbell Company.
Il perché del cambio di nome
L’annuncio arriva direttamente dalla poltrona del CEO, al momento occupata da Mark Clouse. Il motivo, l’avrete intuito, è in realtà semplice: si tratta di affari. L’idea è quella di comunicare forte e chiaro il passaggio dell’azienda dalla iconica zuppa in lattina ad altri alimenti confezionati, come la recentemente acquistata – al prezzo di ben 2,7 miliardi! – salsa di pomodoro Rao’s.
Il messaggio è giunto fino a Wall Street. A vestire i panni del Mercurio, naturalmente, è stato lo stesso Clouse: Campbell’s si sta concentrando su 16 marchi di punta nella sua divisione pasti, bevande e snack. Le sue parole sono più che eloquenti: “Oggi siamo molto più che una semplice zuppa“. Ironico, considerando che è stata proprio zuppa a contribuire allo stato iconico dell’azienda.
A tenere sul verde la bilancia, spiegano i piani alti, saranno soprattutto gli snack a marchio Goldfish: la lettura dei dirigenti è che diventeranno il marchio più importante del portafoglio entro l’ormai prossimo 2027; anche se riconoscono che le vendite di zuppa continueranno a mantenere un’importanza apicale in questo periodo di traghettamento.
Il dado è tratto, dunque? No, non proprio. La società prevede di chiedere l’approvazione degli azionisti per cambiare nome durante l’assemblea annuale di quest’anno. Nel frattempo, le azioni della società hanno vissuto un aumento di appena l’1%.