La vendemmia 2023 messa in crisi dal clima: -14% di produzione

Sulla vendemmia 2023 grava l'ombra dei cambiamenti climatici: la produzione nazionale è stimata in calo del 14%.

La vendemmia 2023 messa in crisi dal clima: -14% di produzione

Sull’appuntamento annuale con la vendemmia pesa l’ombra del cambiamento climatico – dagli strascichi della siccità di inizio anno, con la crisi idrica che dal 2022 si è protratta fino alla primavera dell’anno in corso, fino ai più recenti episodi come le tempeste di grandine nel Nord Italia e l’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna. Complessivamente il vigneto dello Stivale perde il 14% della sua produzione (stime redatte da Coldiretti), con picchi che arrivano addirittura a sfiorare il 50% nelle regioni del Centro e del Sud. Numeri alla mano, si parla di una mole di 43 milioni di ettolitri contro i 50 milioni registrati la scorsa stagione: il proverbiale bicchiere mezzo pieno ci fa però guardare a caratteristiche qualitative di alto livello.

L’ombra del clima sulla vendemmia

vigneto

Analizzando l’intera lunghezza del Bel Paese Coldiretti ha individuato nelle regioni del sud – Sicilia e Puglia in primis, che di fatto rappresentano un quinto della produzione vinicola nazionale – perdite particolarmente ingenti con crolli che arrivano a sfiorare il 40%; mentre risalendo l’Appennino fino al Molise e all’Abruzzo si trovano addirittura mutilazioni del 60% sui grappoli da raccogliere. Si tratta, compiendo i dovuti paragoni, del peggiore risultato di questo secolo per questo angolo del Bel Paese.

Il vino non va servito a temperatura ambiente. Nemmeno se è rosso. Il vino non va servito a temperatura ambiente. Nemmeno se è rosso.

Leggermente meglio al nord, dove le rese sono tendenzialmente stabili (addirittura si stima che le regioni settentrionali saranno responsabili, quest’anno, della produzione del 65% di tutto il vino del nostro caro e vecchio Stivale); e merita una nota a parte l’Emilia Romagna dove, nonostante i danni causati dall’alluvione primaverile, la produzione resiste seguendo l’intera dorsale che da Modena, Piacenza e Parma si spinge fino all’Oltrepò Pavese e all’Astigiano. È bene notare che, considerando la natura stessa della viticoltura, i volumi stimati saranno verosimilmente soggetti ad altre oscillazioni: prima che la vendemmia prenda ufficialmente il via l’evoluzione delle temperature e delle precipitazioni potrebbero cambiare un poco le carte in tavola.

Altra importante incognita, che accompagna mano nella mano quella già discussa del clima, riguarda l’imperversare della peronospora: stando ai rapporti più recenti a riguardo il fungo, dopo un paio di anni di “vacanza” dovuti alla crisi idrica particolarmente acuta, sarebbe tornato grazie all’azione delle piogge insidiando la mole produttiva della prossima vendemmia, colpendo soprattutto le regioni adagiate lungo la dorsale adriatica.

Insomma, l’appuntamento con la vendemmia si avvicina sempre più; è immediatamente dietro l’ultimo ombrellone: la partenza, salvo altri cambiamenti repentini di matrice climatica, è attesa per il mese di settembre. I viticoltori, nel frattempo, si preparano a calibrare le proprie mosse per “indovinare” il giusto momento per la raccolta e la lavorazione in cantina.