Il Val di Non Fresco Formaggio Nostrano, primo prodotto agroalimentare forte del marchio di questo particolare angolo dello Stivale, nasce nel segno della controversia. Per ricostruire il (tragico, purtroppo) contesto occorre fare un breve salto temporale indietro, all’estate del 2017, quando un bambino di soli quattro anni finì in stato vegetativo dopo avere mangiato il formaggio con latte crudo “Due Laghi”, acquistato proprio al caseificio sociale di Coredo.
La perizia del personale sanitario aveva diagnosticato al piccolo la sindrome emolitico-uremica causata dal batterio dell’escherichia coli, mentre il giudice di pace di Cles riconobbe colpevoli del reato di lesioni personali colpose gravissime Lorenzo Biasi, l’allora legale rappresentate del caseificio sociale di Coredo, e lo stesso casaro Gianluca Fornasari, responsabile del piano di controllo. La sentenza, risalente solo allo scorso dicembre, fu della condanna al massimo della pena.
Il primo formaggio a marchio della Val di Non, tra condanne e controversie
Questa, dovutamente riassunta, è l’impalcatura contestuale della vicenda in questione. I due responsabili individuati dalle autorità giudiziarie, dicevamo, sono stati condannati a una multa di poco meno di 2500 euro ciascuno (a cui, è bene notarlo, vanno aggiunte le spese processuali); mentre l’entità del risarcimento danni sarà definita nel futuro prossimo da un giudice civile.
Torniamo dunque ai giorni nostri e alla presentazione, alla presenza delle autorità locali, del Val di Non Fresco Formaggio Nostrano, la cui realizzazione è di fatto opera dello stesso caseificio sociale di Coredo – lo stesso, come abbiamo appena visto, che è stato condannato appena una manciata di mesi fa per lesioni personali colpose gravissime. L’entusiasmo locale per la novità, in altre parole, poggia grossolanamente su di un passato controverso.
Da qui la reazione di Giovanni Battista Maestri, padre della giovane vittima, che ha ritenuto opportuno ricordare la vicenda: “Complimenti all’Azienda Turistica della Val di Non” ha scritto sul proprio profilo Facebook, “che concede il marchio per pubblicizzare il formaggio prodotto dal caseificio di Coredo condannato per aver realizzato un formaggio pericoloso per la salute e condannati per lesioni gravissime personali”.
Vale la pena notare, in chiusura, che Biasi e Fornasari – i due riconosciuti colpevoli, come raccontato nelle righe precedenti – erano stati accusati anche di frode alimentare per avere “immesso nel circuito commerciale prodotti caseari con cariche microbiotiche superiori ai limiti di legge”; e che solamente la scorsa estate una bambina di appena due anni fu ricoverata per le stesse gravi condizioni dopo avere mangiato del formaggio prodotto con late crudo presso una malga di Coredo.