Il 20 maggio scorso, in occasione della giornata mondiale delle api, un Lollobrigida impettito e orgoglioso aveva annunciato all’Italia la costituzione di un apiario sul tetto del suo ministero. Lo aveva dichiarato con tanto di reel sui social, mostrando le casette tricolori delle povere apine. Povere, sì, perché al rientro dalle ferie di agosto i circa 50.000 esemplari di insetti gialli e neri sono stati trovati morti.
Le responsabili della strage
Gli insetti, parte del progetto “Apincittà” ideato dalla Federazione Apicoltori Italiani, sono stati sterminati da un’invasione di vespe orientali. Questi, per tutta risposta, sarebbero stati fatti fuori a loro volta.
Le adorabili apine erano state domiciliate sul tetto di via Venti Settembre non solo come simbolo di operosità, ma anche perché “senza le api molte delle nostre produzioni agricole non sarebbero possibili”.
A dirla tutta, anche le nostre amiche vespe sono fondamentali per l’ambiente: tengono sotto controllo la presenza di potenziali parassiti delle piante e contribuiscono alla salute degli ecosistemi tramite l’impollinazione. È innegabile, però, che questa particolare specie di insetto rappresenti un problema per le api e, di conseguenza, per gli apicoltori italiani. Ora che lo ha vissuto sulla sua pelle, il nostro ministro agirà per risolvere la questione al di là del suo apiario?
C’è da dire anche che l’ex cognato del presidente del consiglio al momento ha altri pensieri per la testa, come trovarsi un nuovo portavoce e scoprire metodi di pesca innovativi al G7 di Siracusa.
Insomma, una triste storia per l’uomo che sussurrava alle mucche, che adesso, al posto del miele, dovrà trovare un altro souvenir da regalare a “ministri e ambasciatori del mondo”.