Un semaforo verde con qualche riserva, quello della Svizzera alle importazioni di foie gras – riserve che qualcuno potrebbe interpretare come tentativi di fare tacere le più accese rimostranze di natura morale. Meglio partire dal principio, però, per evitare di perdere qualche dettaglio per strada: tanto per cominciare, è bene notare che in Svizzera il processo di alimentazione forzata di anatre e oche, pietra angolare che di fatto regge la produzione del cosiddetto “fegato grasso”, è vietato. In altre parole, la legge locale vieta di produrre la celebre (ma controversa) delizia di origine francese; lasciando tuttavia la porta aperta alla sua importazione.
Svizzera e foie gras: tra divieti, permessi e nuove limitazioni
Nulla di troppo nuovo, a dire il vero: non si tratta certo della prima volta che il metodo di produzione del foie gras – l’alimentazione forzata, per l’appunto – finisce per far storcere qualche naso e sollevare qualche scrupolo (a buon tempo, potremmo dire: ma meglio astenersi dai giudizi morali). Solo nel corso degli ultimi mesi abbiamo visto come tale pratica sia stata messa fuori legge nelle Fiandre con la chiusura dell’ultimo allevamento locale; mentre dall’altra parte dell’Oceano Atlantico New York e California hanno concluso le rispettive lotte contro il foie gras con un fallimento – la messa al bando respinta dalle autorità giudiziarie – e un successo – la protesta degli allevatori circa il divieto sfumata in un nulla di fatto.
Ma torniamo a noi – foie gras e Svizzera, per l’appunto. Nella giornata del 14 settembre il parlamento elvetico ha respinto una proposta per vietare l’importazione del prodotto in questione: i deputati, in concordato con la Camera alta del Parlamento e con il governo, hanno spiegato che un divieto di questo genere finirebbe per danneggiare eccessivamente il commercio con la vicina Francia.
Niente da fare, dunque: il governo “si è opposto, si oppone e si opporrà al divieto di importazione di foie gras“, ha detto oggi in aula il presidente svizzero Alain Berset. “Il divieto di importazione è la misura più radicale possibile, che è giustificata solo se non ci sono altri modi per raggiungere l’obiettivo desiderato: trasparenza sui metodi di produzione e contributo al benessere degli animali”.
A tal proposito, il parlamento della Svizzera ha al contempo disposto che i metodi impiegati per la produzione dei foie gras siano dovutamente indicati in etichetta o diversamente sulla confezione del prodotto. In ogni caso pare ancora presto per archiviare la questione: stando a quanto riportato dai media locali gli attivisti per i diritti degli animali sperano di imporre un referendum sulla questione, raccogliendo 100.000 firme entro dicembre.