La supercazzola del sì e del no sul Cappuccino Nescafè ci ha mandati in confusione

Sì o no: questo è il problema. Nescafé ci parla del suo cappuccino sullo sfondo di una discussione amletica. Noi siamo un po' confusi.

La supercazzola del sì e del no sul Cappuccino Nescafè ci ha mandati in confusione

Sarà che non abbiamo ancora preso il caffè. Solitamente quando arrivano dei comunicati stampa la redazione si organizza così: si legge, lo si rilegge saltando le parti troppo autoreferenziali, e infine si cerca di estrarre un dato o una curiosità che possa dare corpo alla notizia. Ecco, non pensate che non ci abbiamo provato: la questione del e del no sul Cappuccino Nescafè, però, continua a confonderci.

La campagna si chiama “Say YES to CappucciNO”, e l’idea e quella di promuovere – e citiamo direttamente – “il concetto di pausa per cui vale la pena dire “no” a qualcuno o qualcosa”. Cioè: rispondo “no” per rosicchiarmi una nicchia di tempo e farmi una pausa. Giusto?

Cappuccino sì, Cappuccino no, Cappuccino forse; e Amleto spostati

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Insomma, un “no” per una pausa: il sentimento è tutto sommato condivisibile. Da qui il tentativo di infilarci dentro il cappuccino. Il primo tentativo pare funzionare: “1 italiano su 2 (50,1%) gusta il cappuccino non solo come routine quotidiana ma come “premio” e “momento di relax” dopo aver detto no a qualcuno o qualcosa”, si legge nel comunicato. E poi?

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Eh, poi si mette da parte il cappuccino e parte una discussione vagamente amletica. L’indagine commissionata da Nescafé ad AstraRicerche parla di “come dire serenamente “sì” oppure “no”, in una decisione anche se di semplice vita quotidiana, non sempre è facile”; spiega che “per 8 italiani su 10 dire “sì” anche se si vorrebbe dire “no” è una circostanza comune”; e sottolinea come “per il 22,8% degli italiani i “sì” detti al posto dei “no” che avrebbero voluto dire, suscitano emozioni positive come soddisfazione e orgoglio”.

Tocca rileggere un paio di volte, che si rischia di inciamparsi tra giochi di parole e che altro, ma questo è quanto. Una domanda sorge spontanea: ma che c’entra il cappuccino, a questo punto? L’idea era di confonderci le idee affinché ce ne dimenticassimo?

O forse, più maliziosamente, era un modo sottile per farci rendere conto che dovremmo ancora svegliarci, e un cappuccino potrebbe aiutarci a farlo? Perché in tal caso, tocca ammetterlo, il comunicato stampa ha funzionato.