Secondo una squadra di ricercatori dell’Università di Stanford, un comune colorante alimentare potrebbe essere usato per rendere temporaneamente trasparenti tessuti e muscoli, permettendo di guardarci attraverso. Quanto comune? Beh, parliamo della tartrazina o E102, usato per esempio nelle patatine Doritos, in svariate bibite, formaggi fusi, liquori, pesci affumicati e molto altro. Insomma, se quel cibo è giallo e prodotto industrialmente, c’è una buona probabilità che lo contenga. E a quanto pare ora è anche servito a rendere trasparente l’addome di una cavia, permettendo agli scienziati di vederne gli organi interni.
Come funziona
Semplificando molto un processo complesso e decisamente controintuitivo, applicando ai tessuti una soluzione contenente tartrazina, certe lunghezze d’onda della luce penetrano più facilmente i tessuti, agendo di fatto all’opposto di come ci si aspetterebbe. Così lo spiega il dottor Guosong Hong, uno dei ricercatori del progetto: “la cosa più sorprendente di questo studio è che di solito ci aspettiamo che le molecole di colore rendano le cose meno trasparenti. Per esempio, se si mescola dell’inchiostro blu in acqua, più ne aggiungi meno luce ci passa attraverso. Nel nostro esperimento dissolviamo la tartrazina in un materiale opaco come muscoli o pelle, e più ne aggiungiamo più il materiale diventa trasparente. Ma solo nella parte rossa dello spettro luminoso, al contrario di quanto ci si aspetta con le tinture”.
L’effetto svanisce immediatamente nel momento in cui il colorante viene lavato via, ed è tanto più efficace quanto più in profondità si riesce ad iniettarlo, e applicazioni con microsiringhe saranno d’aiuto nel futuro. Secondo i ricercatori il processo è ripetibile e reversibile, per cui sono scongiurate prospettive da film dell’orrore tipo “L’uomo Invisibile”.
Le prospettive future
La procedura non è ancora stata testata su esseri umani, e i ricercatori dovranno prima provare che l’iniezione del colorante non abbia ripercussioni sulla salute, ma i vantaggi di una simile procedura sono evidenti, come conferma lo stesso dottor Hong: “invece che fare affidamento su biopsie invasive, i dottori potrebbero diagnosticare dei tumori in profondità semplicemente esaminando i tessuti del paziente, senza la necessità di interventi chirurgici. Questa tecnica potrebbe anche rendere meno dolorosi i prelievi di sangue, aiutando a localizzare più facilmente le vene sotto pelle”. Dall’Imperial College of London è già stato espresso un “ampio interesse”, convinti che questa procedura, unita alle più moderne tecniche di diagnostica per immagini, potrebbe permettere l’individuazione di tumori sotto tessuti spessi anche più di un centimetro.