Pochissimi, anche tra i gastronomi più accaniti, hanno un’idea veramente completa e approfondita della varietà di prodotti e sapori che la Sardegna nasconde: di certo le sue specialità più celebri sono meritorie di tutta la loro fama, anche all’estero, e hanno dato all’isola la fama di una terra per palati avventurosi, ma c’è molto di più oltre alle cartoline e al folklore. La Regione Sardegna ha quindi pensato bene di legare la sua promozione proprio a questi tesori nascosti, facendo della gastronomia il perno della sua offerta, e ha presentato questo progetto all’ultimo TTG Travel Experience di Rimini.
I PAT sardi protagonisti al TTG di Rimini
Principale veicolo di questa ritrovata identità isolana sono i PAT, Prodotti Agroalimentari Tradizionali, marchio che identifica i prodotti “ottenuti con metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidati nel tempo, omogenei per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore ai venticinque anni”, non inclusi nelle attestazioni DOP, IGP e STG, ci cui la Sardegna è ricchissima, con ben duecentosettanta referenze suddivise tra alcolici, carni e frattaglie, condimenti, formaggi, olii, vegetali, paste e dolci, e ricette storiche.
Un patrimonio inestimabile, che è stato raccontato alla Travel Experience 2024 di Rimini, rendendolo protagonista di un vero e proprio ristorante allestito nella fiera, in cui visitatori e operatori del settore hanno potuto esplorare mondi inediti della gastronomia sarda.
Non solo pane carasau
La Sardegna è terra di pani unici, oltre al celeberrimo Carasau. Al ristorante della Regione Sardegna si è proposto un pane sconosciuto ai più, il Pane Zichi, minuscola e storica produzione del sassarese, pane secco di farina di grano duro autoctono dalla peculiare forma di cuscino, che si spezzetta e si cuoce in brodo o in acqua bollente, come fosse una pasta, o l’antichissimo Civraxiu, pane di grossa pezzatura a lievito madre, caposaldo millenario dell’alimentazione dei contadini. Dalla terra sarda nascono ingredienti preziosi come la spezia più costosa del mondo, lo zafferano, o la bottarga, le sacche ovariche del muggine salate ed essiccate, giustamente considerata il “caviale del Mediterraneo”, così come quella meno conosciuta di Sant’Antioco, isola che dalla notte dei tempi è teatro ideale della pesca del tonno e della sua lavorazione, e dove si produce il Carignano del Sulcis, DOC dal 1977. Per molti è stata una sorpresa scoprire che la Sardegna è anche il principale produttore italiano di riso da seme, un primato poco noto che dimostra la versatilità agricola dell’isola. Il Pecorino Sardo DOP, simbolo dell’arte casearia sarda e prodotto principe della pastorizia dell’isola, è compagno ideale delle diverse e coraggiose birre artigianali sarde, ma la Sardegna è anche terra di grandi dolci come l’Aranzada, a base di scorze d’arancia candite, miele e mandorle.
La sostenibilità è stata un altro tema centrale della presenza sarda al TTG, sviluppato preferendo ingredienti a filiera corta, provenienti da produttori locali che sposano pratiche biologiche e rispettose dell’ambiente. Un impegno concreto che dimostra come la Sardegna voglia promuovere non solo il suo territorio, ma anche un modello di turismo etico e sostenibile. Insomma, la cultura gastronomica si dimostra nuovamente capace di offrire nuove chiavi di lettura per la promozione turistica, anche in un mercato, come quello odierno, caratterizzando sempre di più dalla ricerca di nuovi valori ed esperienze; un’occasione che la Sardegna può sfruttare affidandosi al suo patrimonio unico di specialità.