Cambia il nome, ma non la sostanza. La Robiola di Roccaverano (formaggio a pasta morbida 100% caprino) d’ora in poi si chiamerà Roccaverano Dop come vuole il nuovo disciplinare di produzione che è stato pubblicato due giorni fa sulla Gazzetta ufficiale della Commissione Europea.
Una scelta dettata dai tempi che cambiano (forse) e dalla volontà di mantenere alta la qualità del prodotto (sicuramente). Anche se ormai da tempo il Roccaverano è prodotto esclusivamente con latte di capra, mancava l’ufficializzazione del regolamento che non ammettesse più l’utilizzo di percentuali di latte di mucca o di pecora per la sua produzione; eliminando poi dal nome la parola robiola, l’immaginario collettivo non lo assocerà più all’idea di un formaggio molle e senza stagionatura quale oggettivamente non è.
Perchè la robiola cambia nome
“Il cambiamento del nome – specifica Fabrizio Garbarino, Presidente del Consorzio di Tutela del Roccaverano Dop – nasce proprio da una scelta unanime delle aziende produttrici, tutte iscritte al Consorzio di Tutela e spinte dalla volontà di non creare confusione nei consumatori che si avvicinano a questo prodotto”.
Il Roccaverano Dop, che fa parte dei sette formaggi Dop piemontesi insieme a Bra, Castelmagno,Murazzano, Ossolano, Raschera e Toma piemontese, ha in effetti una consistenza completamente differente dalle robiole industriali e può essere stagionato anche per più di tre mesi. Caratterizzato da una pasta bianca e morbida, più o meno compatta, è prodotto artigianalmente nel territorio intorno al paese cui lega il proprio nome: la zona di produzione comprende infatti dieci comuni della provincia di Asti (tra cui Roccaverano, eletta dall’Onaf come Città del Formaggio 2022) e
nove della provincia di Alessandria.
È realizzato tutto l’anno con il latte crudo intero di capra delle razze Roccaverano, Camosciata Alpina e dai loro incroci, proveniente da mungiture consecutive, effettuate cioè in un arco di tempo tra le 24 e le 48 ore. A tutelarlo, dal 1988, ci pensa l’omonimo Consorzio che oggi conta 17 soci produttori: i dati del 2021 attestano una vendita di 475 mila forme (il 5% all’estero) per un valore di produzione di 2 milioni di euro. Consumato prevalentemente nel centro-nord Italia, il Roccaverano Dop si trova anche nelle principali capitali europee, nel Regno Unito, in Giappone, negli Stati Uniti e viene scelto, sempre più spesso, dai migliori ristoranti non solo italiani ma di tutto il mondo. Ottimo formaggio da tavola, ma anche base nella preparazione di ripieni per paste, sformati e dolci, è perfetto in abbinamento non solo con il vino, ma anche con birre e vermouth.