La ristorazione in Italia è troppo tradizionale? Quasi il 40% degli italiani dice di sì

I consumi degli italiani al ristorante hanno raggiunto i 66 miliardi di euro; ma la ristorazione è ancora considerata "troppo tradizionale".

La ristorazione in Italia è troppo tradizionale? Quasi il 40% degli italiani dice di sì

I numeri non mentono – i consumi degli italiani al ristorante nel mese di giugno hanno raggiunto la soglia dei 66 miliardi di euro annui, in solida crescita (+14%, per i più curiosi) rispetto allo scorso anno. Una cifra che senza alcuna ombra di dubbio sarà macchiata dai prezzi in aumento, opportunatamente rivisti per assorbire il segno in rosso dei costi di gestione, e anche dal tasso di inflazione che da un anno a questa parte continua a regalarci grandi gioie; ma che merita di essere interpretata come segnale di salute per il settore della ristorazione.

Si tratta di quanto emerso dal rapporto di Circana, azienda nata dalla fusione tra Information Resources, Inc e il gruppo Npd, presentati in vista di Host, il Salone della ristorazione e dell’ospitalità professionale, in calendario a Fiera Milano dal 13 al 17 ottobre; che racconta una interessante panoramica della ristorazione italiana: diamo un’occhiata ai punti più salienti.

Come sta la ristorazione italiana?

cameriere

La grande macchia a cui molti dei nostri lettori avranno pensato è inevitabilmente quella dei prezzi in aumento, a cui peraltro abbiamo già accennato in apertura di articolo. Inflazione galoppante, costi del cibo in forte aumento anche e soprattutto a causa delle carenze (pensiamo all’olio di oliva, il cui prezzo è di fatto destinato a mantenersi alle proverbiali stelle per almeno ancora un paio di anni), caro bollette. Eppure, secondo il rapporto preso in esame, appena un consumatore su dieci ha dichiarato di avere qualche difficoltà, mentre la maggior parte non ha cambiato le proprie abitudini.

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Lungi da noi il volere mettere in discussione i dati, ma ci permettiamo di mantenere un sano sospetto rispetto a quest’ultima rivelazione: possibile che il caro vita abbia impattato così poco? Ma proseguiamo: è infatti interessante notare come lo studio abbia per di più anche evidenziato la crescita del ’senso di comunità anche fuori casa tra i consumatori’: il 72% deli intervistati, in questo senso, si aspetta che i ristoranti siano inclusivi e soddisfino anche chi ha diete o esigenze alimentari differenti.

Un traguardo, quest’ultimo, che potrebbe e dovrebbe essere raggiunto con la tecnologia (indicata come utile dal 56% degli intervistati) e ancora dalle app o dal digitale (40%). Piccolo neo, infine, per quanto concerne il capitolo dedicato all’innovazione in cucina, intesa come contaminazione positiva tra diversi corrente culinarie: la ristorazione in Italia è percepita come troppo tradizionale da più di un terzo degli intervistati (36%) rispetto all’estero, dove invece la contaminazione tra cucine diverse è forte. Numeri alla mano, il 48% dei consumatori si aspetterebbe innovazioni su ricette e sapori – o in altre parole probabilmente desiderano assaggiare la pizza all’ananas senza il timore di essere appesi in pubblica piazza.