La ribellione del territorio al maxi allevamento di polli: chi vincerà?

I cittadini di Casei Gerola, nel Tortonese, si stanno ribellando al progetto che vorrebbe costruire un allevamento di 210 polli a ridosso dell'abitato.

La ribellione del territorio al maxi allevamento di polli: chi vincerà?

Da una parte il progetto per costruire un allevamento intensivo composto da quattro capannoni ospitanti un totale complessivo di 210 mila galline ovaiole, dall’altro un solido muro di “no” sollevato dagli stessi abitanti di Casei Gerola, un piccolo comune incastonato nel Tortonese: chi la spunterà?

La vicenda, stando a quanto riportato dai colleghi de La Stampa, è piuttosto semplice: l’allevamento in questione, di fatto, dovrebbe andare a sorgere proprio a ridosso dell’abitato di Molino dei Torti, paese confinante con Casei Gerola. Le autorità locali e gli stessi cittadini, come accennato, non ci stanno; ed è immediatamente un braccio di ferro dalle sfumature etiche e morali prima ancora che economiche.

Gli obiettivi delle autorità e il muro di “no”

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Al fine di discutere a fondo la vicenda è stato organizzato un dibattito pubblico in programma per la serata di giovedì 6 giugno, alle ore 20 e 45, nella vicina Castelnuovo Scrivia – un appuntamento in cui sarà presente, oltre alle stesse autorità locali, anche e soprattutto il neo costituito Comitato di cittadini “Per la Salute della Bassa Valle Scrivia”.

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La discussione in termini ufficiali, dunque, è all’orizzonte; anche se di fatto la direzione del confronto pare già decisa: un coro di “no” fitto e convinto, come appena accennato in apertura di articolo. Organizzato dal Comitato citato nelle righe precedenti e atto a coinvolgere anche tutti gli altri Comuni del territorio, l’incontro pubblico si pone come obiettivo l’affrontare i “numerosi i punti oscuri del progetto”, apparentemente realizzato a più riprese a seconda dei desiderata.

Gianni Tagliani, sindaco di Casei Gerola, cita ad esempio il “riferimento alla strada di accesso che è stata spostata sul territorio lombardo per non avere noie con la Regione Piemonte”, o ancora la variante proposta dallo stesso Comune da lui rappresentato atta a “superare l’impasse che portò nel novembre scorso all’archiviazione del primo progetto”. Si tratta, in definitiva, di “elementi non chiarissimi sui quali occorre discutere e che saranno oggetto di dibattito”.

Ad appena una manciata di giorni dall’incontro, nella mattinata di lunedì 10 giugno, è invece in programma presso la cascina Garrù di Casei Gerola il sopralluogo pubblico convocato dalla Provincia di Pavia. “È un problema ambientale oltre che etico” ha commentato Ivana Gigante, presidente del Comitato “per il metodo atroce di detenzione a cui sono sottoposti gli animali in questi allevamenti, e di deprezzamento degli immobili dal 40 al 70%, ma soprattutto di cementificazione che andrà a coprire anche il Rio Calvenza, una roggia che ogni volta che piove esonda, figuriamoci se sarà chiusa”.

Il Comitato è al momento impegnato nel raccogliere le firme di tutta la zona: “Abbiamo chiesto a tutti i cittadini contrari all’insediamento di aderire al Comitato” ha spiegato ancora Gigante “e sono tantissimi quelli che lo hanno già fatto, sia online, sia spuntando la casella dedicata di fianco al modulo cartaceo della petizione (che si può firmare anche online): ad oggi fanno parte del Comitato due terzi delle persone che hanno firmato”.

Il problema degli allevamenti intensivi è particolarmente notorio nel contesto lombardo, con tutto il suo bagaglio di difficoltà e atrocità di stampo ambientale ed etico: ricordiamo, per fare un esempio, di un recente studio condotto dalla Bocconi che ha provato di come il 25% dell’inquinamento regionale sia di fatto riconducibile a queste strutture.