La quantità d’alcol consumata dal padre può influire sullo sviluppo del bambino: ecco come

Anche il consumo di alcol da parte del padre può avere conseguenze negative sulla gravidanza.

La quantità d’alcol consumata dal padre può influire sullo sviluppo del bambino: ecco come

Alzare il gomito durante la gravidanza comporta delle conseguenze  – una regola relativamente nota, tanto per intuito quanto per evidenze scientifiche, ma che sovente ha investito di piena responsabilità la madre assolvendo, allo stesso tempo, il padre. Le stesse linee guida del Ministero della Salute, ad esempio, descrivono la sindrome feto-alcolica come “la più grave disabilità permanente che si manifesta nel feto, esposto durante la vita intrauterina all’alcol consumato dalla madre durante la gravidanza”.

Del nuovo materiale di ricerca, pubblicato su The Conversation (sito che, è bene sottolinearlo, non è una rivista scientifica ma che di fatto pubblica esclusivamente articoli di “accademici impiegati da, o altrimenti formalmente collegati a, istituzioni accreditate, comprese università ed enti di ricerca accreditati”), cambia tuttavia le carte in tavola; e suggerisce che anche la quantità di alcol consumata dal padre possa avere delle conseguenze sulla gravidanza.

In che modo l’alcol bevuto dal padre influisce sulla salute del feto?

gravidanza - pixabay

Si tratta di una “partita” che, come potrete certamente immaginare, si gioca “a priori”: stando a quanto emerso dalla ricerca in questione, infatti, lo sperma può trasportare una grande quantità di informazioni epigenetiche in grado di influenzare fortemente lo sviluppo fetale e la salute del bambino.

“I nostri studi sono i primi a dimostrare che il consumo di alcol da parte del padre prima della gravidanza è un fattore plausibile ed eppure del tutto ignorato nello sviluppo di anomalie craniofacciali e deficit di crescita legati all’assunzione di sostanze alcoliche” si legge a tal proposito nell’articolo scritto da Michael Golding, professore della Texas A&M University e capo del team di ricerca.

Gli scienziati hanno utilizzato un modello murino per determinare cosa succede quanto uno o entrambi i genitori fanno consumo di alcol. Estraendo alcuni dati da un secondo studio circa i defict di crescita craniofacciale nella prole fetale innescati dall’assunzione di alcolici, il team di ricerca ha quindi sviluppato un software di riconoscimento facciale per studiare gli effetti di tale sostanze su topi nati da madre, padre o entrambi i genitori che avevano consumato alcol prima del concepimento.

Ottenuta l’immagine digitale, i ricercatori hanno dunque assegnato punti di riferimento facciali, comprese parti specifiche di occhi, orecchie, naso e bocca per determinare se l’esposizione all’alcol materna, paterna o biparentale ha modificato le proporzioni; e concluso che l’esposizione da parte di padre influenza la formazione del cervello, del cranio e del viso della prole, il sottosviluppo della testa e del cervello, oltre a causare in generale un peso alla nascita minore rispetto alla prole “sana”.

La conclusione è dunque che l’esposizione cronica dal padre all’alcol – intesa, tanto per intenderci, come il consumo di più di cinque drink al giorno in una finestra di quattro ore – potrebbe innescare i tradizionali difetti congeniti riconosciuti dalla sindrome feto-alcolica.

“Finché i medici non inizieranno a chiedere al padre se beve” ha commentato Golding in chiusura ” non conosceremo mai appieno il contributo dell’esposizione paterna all’alcol sui difetti alla nascita e sulla salute del bambino”.