In poche parole: peggio di quanto ci saremmo aspettati. Verso la metà di settembre i dati delle autorità agricole d’Oltralpe raccontavano che la produzione di vino francese sarebbe crollata del 18%, assestandosi come una delle peggiori (in termini quantitativi) dai tempi della Seconda Guerra Mondiale.
Ora siamo a novembre, le pigiadiraspatrici sono (quasi tutte) ferme e fare il punto della situazione è – ahinoi – più semplice. Le stime aggiornate raccontano di una produzione complessivamente in calo del 23%, per un totale di circa 37 milioni di ettolitri.
Un piccolo paragone con noialtri, al di qua delle Alpi: al termine della vendemmia 2023, indicata come l’annus horribilis per il vigneto italiano – “Rischio corto circuito per il vino italiano in questo 2023″, titolava l’Unione Italiana Vini -, il raccolto si arenò tra i 38 e i 40 milioni di ettolitri.
Ma cos’è andato storto?
Al banco degli imputati, come avranno già intuito i nostri lettori più attenti, figurano i soliti sospetti. Dal ministero dell’Agricoltura di Parigi si parla ancora di ”condizioni meteo sfavorevoli nell’insieme delle regioni” di produzione.
Di nuovo può essere utile tracciare un paragone con la vendemmia italiana dello scorso anno: la sopracitata crisi produttiva fu imputata anche e soprattutto alla congiuntura climatica particolarmente avversa e all’imperversare della peronospora. Come a dire: tutto il mondo è paese.
I paralleli sono molti. In Francia si parla di gelate severe e improvvise e di grandinate violente, con il delicato periodo della fioritura che sarebbe stato caratterizzato da un clima particolarmente umido che avrebbe favorito la proliferazione di muffe e altre malattie.
I tagli, è bene notarlo, sono profondi ma assolutamente democratici; tant’è che hanno coinvolto pressoché tutte le regioni produttive. Nella Jura il taglio è superiore al 70%, ma il maltempo non ha nemmeno risparmiato la Valle della Loira (-30% su base annua, e -15% rispetto alla media quinquennale) e il Beaujolais (-25%).
Numeri da inquadrare in un più ampio contesto di difficoltà. A Bordeaux si continua a estirpare i vigneti, e i consumi continuano a calare – un po’ come in tutto il mondo, insomma. In Francia, ora come non mai, , “vino” è una parola che scotta.