La padrona di casa della trasmissione di cucina quotidiana sulla Rai, Antonella Clerici, scatena contro la cucina molecolare, che definisce letteralmente “un’inutile sperimentazione“. Tali le parole pronunciate in un’intervista odierna per La Stampa. Ha inoltre ribadito di avere antipatia per i gastrofighetti. Ancora, esattamente come pochi mesi orsono quando ci furono le lacrime di Benedetta Rossi in diretta contro i bulli del web e la Clerici si schierò dalla sua parte – vi ricordate la vicenda, nevvero? La bagarre nazionale che si scatenò per un nostro articolo.
E non ci stupiamo: non poteva che essere tale l’opinione della storica conduttrice di È sempre Mezzogiorno, che inchioda il gastrofighettismo a un cliché insieme alla visione buonista della famiglia riunita attorno a un pollo arrosto con patate ogni domenica.
La cucina molecolare? È quella che non riconosci cosa c’è nel piatto
Ecco demolito impunemente un filone vecchio di quarant’anni, fatto di studio e sperimentazione, di fallimenti e risultati che hanno fatto storia. Per Antonella Clerici, tutto si riduce a ciò che si vede nel piatto e non a ciò che c’è dietro ciò che mangi: “ci stiamo lasciando alle spalle l’epoca della cucina molecolare che, francamente, è stata un’inutile sperimentazione. Se mangio qualcosa, devo riconoscere cosa sia, senza troppi voli pindarici“. Guai ad avere curiosità in cucina, peggio ancora avere una curiosità scientifica (Davide Cassi, scansate, e pure Ferran Adrià). D’altronde, è risaputo che l’alta cucina e il fine dining siano solamente facciate per spillarci soldi e basta. Niente panna montata nel sifone, niente uova cotte a bassa temperatura, niente spume e sferificazione: meglio optare per “i piatti della tradizione, fatti da Dio“.
Antonella Clerici e la facilità con cui (s)parla di “gastrofighetti”
Ci sono i gastrofighetti, e ci sono i gastrofighetti dipinti da Antonella Clerici e tutti i vip/cuochi/foodblogger attaccati al lato genuino e semplice della cucina. Quello che lei stessa descrive così: “della provincia, dei nonni che accudiscono i bambini, si torna a casa a mangiare, si sta insieme”. Non certo quello del cittadino che per pranzare va “sempre al bar a mangiarsi un panino“. Quindi qui c’è il primo step per definire il gastrofighetto-tipo della Clerici: non è solamente chi sperimenta e apprezza la cucina molecolare ed è “radical chic“, è anche il cittadino che ha perso i valori del buon cibo perché si nutre solamente al bar tra una fredda fattura e l’altra.