La preghiera di un produttore di vino a Matteo Salvini

"La nuova legge demonizza il vino", scrive un produttore a Matteo Salvini. Oggetto: il nuovo Codice della strada e un cenone troppo sobrio.

La preghiera di un produttore di vino a Matteo Salvini

Tra gli argomenti d’obbligo ai cenoni di quest’anno, prima ancora del tridente laurea-figli-matrimonio, c’è il nuovo Codice della strada, con la conseguente stesura di strategie più o meno fantasiose per evaderne le maglie. C’è chi è pronto a giurare sull’efficacia delle mentine, e ne trangugia un manciata appena vede il riflesso delle luci blu; c’è chi ha riempito il cruscotto di Mon Chéri, fiducioso di poter far passare uno 0,5 per un peccato di gola e c’è chi, professione ristoratore, decide di improvvisarsi anche autista. E poi c’è chi si rivolge ai poteri forti. Inteso, Matteo Salvini.

Lucio Pistillo è il presidente della cooperativa Antica Cantina di San Severo, nonché – com’è ovvio – produttore di vino, e quest’anno, anziché indirizzare la propria letterina a Babbo Natale, ha preferito scrivere al ministro dei Trasporti. Oggetto: un cenone troppo sobrio. 

“Un bicchiere di vino non mina la sicurezza stradale!”

La lettera è stata pubblicata su Il Giornale, e racconta la storia strappalacrime di una cena dove nessuno ha avuto il coraggio di vuotare i calici. “Ministro Salvini, per la vigilia di Natale avevo trenta invitati a casa” si legge. C’è la sfilata delle bottiglie, c’è il cin cin di rito, scoppiano i bicchieri… Ma poi rimangono pieni.

Il nuovo Codice della Strada spaventa i produttori di vino delle Langhe Il nuovo Codice della Strada spaventa i produttori di vino delle Langhe

“Purtroppo i miei ospiti, dovendo utilizzare l’auto per il rientro dopo il cenone – continua la lettera -, hanno bevuto solo acqua per timore delle gravi sanzioni previste per chi beve un bicchiere di vino e una coppa di spumante”. Poi l’essere o non essere della questione: “Signor Ministro, davvero lei pensa che le cause degli incidenti siano imputabili al vino, se bevuto moderatamente?”.

Il terreno, com’è ovvio, è scivoloso. Tutelare gli altri utenti della strada da chi decide di mettersi alla guida con un bicchiere di troppo nel sangue è un obiettivo condivisibile, e giusto. Il nostro protagonista se ne accorge, e vira verso la carta sempreverde della tradizione: “Il nuovo codice stradale in un sol colpo cancella millenni di storia conviviale e mette in serio rischio migliaia di posti di lavoro”.

Pisillo scrive di demonizzazione del vino, di criminalizzazione. L’ironia è sottile come una trave di cemento armato: il governo responsabile del nuovo Codice è lo stesso che sostiene che il vino faccia bene; e parole come “demonizzazione del vino” sono ospiti fissi nel vocabolario del ministro Lollobrigida. Ma non divaghiamo.

Cosa pensa Lollobrigida del nuovo Codice della strada? Cosa pensa Lollobrigida del nuovo Codice della strada?

“Ho sempre ascoltato il tg che parla delle stragi di giovani del sabato sera, ma non ho mai sentito parlare di stragi dopo un pranzo al ristorante“, continua il nostro. “La nuova legge demonizza il vino e poco importa se ristoratori, agenti, aziende vinicole, contadini e tutto l’indotto saltano in aria. Un bicchiere di vino non mina la sicurezza stradale!”. Insomma, rivediamo ‘sto Codice: magari applicandolo solo ai giovani, che sono loro a fare le stragi. Lo dice il tg, d’altronde.