Abbiamo visto tutti la foto pubblicata dalla Casa Bianca che mostra le “promesse mantenute” dal neopresidente Trump: una fila di immigrati irregolari accompagnati in catene verso il loro “volo di deportazione“, come li chiama il governo. Sono gli stessi uomini e donne che rappresentano una buona fetta dei lavoratori e del lavoratrici del settore alimentare e della ristorazione nel Paese a stelle e strisce. I locali statunitensi (così come le attività agricole e altri comparti) si trovano ad affrontare la paura che il proprio personale d’oltre confine venga rispedito a casa.
Il nuovo terrore dei ristoratori statunitensi si chiama ICE, acronimo che sta per Immigration and Customs Enforcement e che indica l’agenzia federale adibita al controllo dell’immigrazione irregolare. Con il ritorno di Trump sulla poltrona della Casa Bianca, l’individuazione e l’espatrio dei migranti irregolari è subito emersa come la priorità del neopresidente, che ci tiene a sottolineare il suo impegno senza sosta per “depurare le strade del Paese dai peggiori criminali irregolari”.
Molti di quegli immigrati irregolari, però – alcuni dei quali sul territorio da diversi anni – non sono delinquenti, ma lavoratori e lavoratrici fondamentali perché gli ingranaggi di certi comparti continuino a girare. Fra questi, il settore della ristorazione. Chicago, nota per il suo ricco scenario gastronomico, è stata una delle prime città a essere toccate dalle operazioni antimmigrazione portate avanti da varie agenzie ed enti federali. Intervistati dal New York Times, molti ristoratori hanno chiesto di non rivelare il proprio nome e quello del loro locale, per evitare di essere presi di mira. Alcuni di loro ammettono di aver “istruito” il personale su come agire, in caso fosse stato interrogato dall’ICE.
L’agricoltura non è da meno. Molti imprenditori e imprenditrici del settore agricolo raccontano ai giornali locali quanto sia difficile trovare manodopera disposta a lavorare su turni nell’arco dell’intera giornata – e come le persone che accettano di farlo siano spesso migranti (diverso Paese, stessa storia). “Promesse fatte, promesse mantenute”, come cita il post sulla pagina della Casa Bianca. E nel frattempo Trump candida come ambasciatore all’UE Andrew Puzder – lo stesso che aveva in casa una lavoratrice domestica irregolare.