La pesca miracolosa di Gesù? C’è una spiegazione razionale, dice uno studio

I Vangeli raccontano che la pesca miracolosa di Gesù si verificò in due occasioni: secondo un gruppo di ricercatori, però, c'è una spiegazione scientifica.

La pesca miracolosa di Gesù? C’è una spiegazione razionale, dice uno studio

Le acque erano avare finché non arrivò Gesù – o almeno così sostengono i Vangeli. La cosiddetta pesca miracolosa si sarebbe verificata in ben due occasioni: una nel 27 d.C., prima della resurrezione, e una dopo la resurrezione, nel 29 d.C. E ora un gruppo di ricercatori avrebbe trovato una spiegazione razionale al miracolo.

La storia è piuttosto semplice. In uno dei racconti Gesù avrebbe ordinato a Simon Pietro, pescatore rimasto a mani vuote, di gettare ancora la rete in acqua. “Simon Pietro salì a bordo e trascinò la rete a riva” si legge in Giovanni 21:11. “Era piena di 153 grossi pesci, ma nonostante fossero così tanti, la rete non si squarciò”. Che per carità, è risaputo che Gesù è un giocherellone a cui piace moltiplicare le cose: ma qual è l’opinione della scienza?

Il miracolo spiegato dai ricercatori

pesca strascico

Secondo la tradizione il miracolo sarebbe avvenuto sul lago di Kinneret, Israele; ed è qui che il gruppo di studiosi guidati dall’Israel Oceanographic & Limnological Research hanno fatto partire le proprie indagini. Le prime misurazioni hanno svelato che nelle profondità del bacino in questione i livelli di ossigeno sono molto più bassi.

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L’obiettivo dei ricercatori, al di là delle nebbie dell’antichità, era quello di scoprire cosa avrebbe potuto consentire ai pescatori di accedere così facilmente a una tale abbondanza di pesci. Le prime misurazioni, come accennato, hanno svelato che gli strati acquatici più bassi si distinguono per bassi livelli di ossigeno: una conseguenza dei forti venti che soffiano da ovest e della fittaproliferazione di fitoplancton.

Il lago Kinneret è un lago caldo-monomittico, e cioè ha una temperatura superficiale che non scende mai al di sotto dei 4 gradi Celsius. Scendendo in profondità, il bacino è diviso in strati d’acqua con temperature diverse a causa delle differenze di densità.

Questo processo di stratificazione termica avviene due volte l’anno, mescola lo strato superiore (più caldo) a quello inferiore (più freddo, com’è ovvio) e fornisce ossigeno e sostanze nutritive all’intero ecosistema. Tra le quattro e le sei settimane più tardi, però, il lago diventa anossico, ossia sostanzialmente privo di ossigeno.

Secondo lo studio, nel 2012 molte delle specie più abbondanti del lago sono state rilevate lungo le rive. Si tratta, stando alla lettura degli scienziati, di un fenomeno non insolito ma che avviene comunque con parsimonia: nel caso del lago in questione sono stati segnalati solo altri due episodi, nell’aprile 2007 e nei primi anni del 1900.

La chiave per innescare questi eventi di moria, spiega lo studio, è l’intensa fioritura primaverile di fitoplancton. Si tratta, infatti, di un’alga microscopica che, se sottoposta a una riproduzione rapida e scomposta, può produrre tossine che creano zone morte prive di ossigeno. La conclusione logica? Gesù era un esperto di biologia marina.