Dai campi da cricket del Pakistan al benessere del nostro pancino – il braccio di ferro tra Coca Cola e Pepsi spende e si espande, com’è ovvio. Un mesetto fa circa vi raccontammo di come lo schieramento in rosso decise di darsi alle bibite prebiotiche, fetta di mercato che prometteva fertilità e buona reputazione. Ora lo schieramento in blu cerca di fare lo stesso.
PepsiCo, come riportato dai colleghi del New York Post, ha dichiarato ha avrebbe acquistato le bibite prebiotiche di casa Poppi per una cifra pari a 1,95 miliardi di dollari. L’obiettivo è (almeno) duplice: inseguire il rivale rossovestito e mettere le mani su quello che pare sempre più – anzi: si conferma, che se i colossi si muovono il resto della piramide segue – il trend del momento. A proposito, ma di che si tratta?
Ma cosa sono le bibite prebiotiche?
Ve la facciamo semplice: possiamo definire prebiotico ogni sostanza che, presente nel cibo, è utilizzata dalla flora intestinale ma non viene assorbita dall’organismo. Secondo Harvard Health le sostanze prebiotiche sono in grado di “migliorare l’assorbimento intestinale del calcio e il controllo dello zucchero nel sangue”, oltre a fornire una mano al sistema immunitario e a ridurre addirittura il rischio di cancro al colon-retto.
Dove si trovano, chiedete voi? È presto detto: cipolle, aglio, asparagi, pane integrale. O i nuovi prodotti/protagonisti della Cola Wars, se preferite la versione più colorata. Avrete intuito che dall’altra parte dell’Oceano le bibite prebiotiche vanno fortissimo, e né lo schieramento in rosso né tantomeno quello in blu ha intenzione di mollare l’osso. Com’è legittimo, beninteso.
Sulla scacchiera è il turno di PepsiCo, dicevamo. Dalla Borsa dicono che le azioni del colosso a stelle e strisce sono già aumentate dell’1,5%; e più in basso nella piramide alimentare marchi come Dr Pepper stanno a loro volta muovendosi per azzannare qualche boccone salutista e più o meno salutare.
Un portavoce di PepsiCo ha spiegato che le produzioni di casa Poppi combinano “prebiotici, succo di frutta e aceto di mele per creare una bibita ipocalorica con non più di cinque grammi di zucchero a porzione”. E la price tag, o l’etichetta con il prezzo, è scritta in stampatello: 300 milioni di dollari di benefici fiscali previsti in contanti per un prezzo di acquisto netto di 1,65 miliardi di dollari, stando a quanto lasciato trapelare. Your move, Coca Cola.