In un mondo divorato dall’incertezza, che ancora arranca nel chiaroscuro del periodo post pandemico e che continua a incagliarsi di guerre, di crisi economiche, di prezzi in aumento e salari dolorosamente stagnanti, c’è una colonna portante che torreggia fiera, quasi a farsi beffe del carattere transitorio del tutto – il cioccolato, o a essere più precisi la Nutella, piace a tutti. In altre parole, si potrebbe dire che a prescindere dallo spiacevole stato delle cose l’essere umano continuerà imperterrito a concedersi lo sgarro, il dolcetto, il contentino: lo sa evidentemente bene il Gruppo Ferrero, che attraverso le quattro società che attualmente operano sul territorio nazionale ha messo a segno una crescita delle vendite sul mercato italiano del 6,7%, spingendo il fatturato al 31 agosto dell’anno in corso alla cifra di 1,7 miliardi (rispetto agli 1,6 dell’anno precedente).
Morale della favola – se volete aprire un’azienda puntate su ciò a cui l’essere umano non sa o non può dire di no. Come il peccato di gola, per l’appunto. O anche i pannolini per infanti.
Un’occhiata al fatturato del Gruppo Ferrero
Insomma, dei nuovi record di casa Ferrero c’è fondamentalmente ben poco di cui sorprendersi – tant’è che appena una manciata di giorni fa scrivevamo di come Giovanni Ferrero fosse stato eletto dalla classifica Forbes come l’uomo più ricco del nostro caro e vecchio Stivale.
Numeri alla mano, oltre al sopracitato fatturato di 1,7 miliardi di euro, si segnala anche un utile di esercizio di 53,2 milioni di euro (in netta crescita rispetto ai 32,6 del 31 agosto 2022) e un incremento dell’organico nei suoi quattro poli produttivi – distribuiti ad Alba, Pozzuolo Martesana, Sant’Angelo dei Lombardi e Balvano – di 235 nuovi dipendenti (crescita, in questo caso, del 3,5 per cento).
Interessante, rimanendo in questo contesto, notare che la performance delle vendite sul mercato nazionale dell’insieme dei prodotti Ferrero è stata caratterizzata da una già discussa crescita del valore, mentre i volumi – la cosiddetta altra faccia della medaglia – si sono mantenuti su di una relativa stabilità.
L’analisi dei dati rivela per di più che a svelarsi particolarmente decisivo – come già negli anni scorsi, a dire il vero – è stato il contributo del segmento “chocolate confectionary”, che ha comprensibilmente registrato una netta impennata delle vendite nei momenti commerciali legati a occasioni e ricorrenze (pensiamo all’Avvento, alla Befana; ma anche e soprattutto alla Pasqua con le uova di cioccolato), della Nutella, delle molteplici merendine; e anche di Estathé e dei gelati, con il Kinder Chocolate Ice Cream che si è distinto per una performance particolarmente positiva.