La nuova piaga dell’agricoltura sembrano essere i cinghiali: ma di chi sono le colpe?

I cinghiali "causano il 75 per cento dei danni" in agricoltura, denuncia Coldiretti: ma siamo certi che prendere il fucile sia una soluzione efficace?

La nuova piaga dell’agricoltura sembrano essere i cinghiali: ma di chi sono le colpe?

Una delibera attesa da vent’anni, come la chiamano gli agricoltori riuniti sotto il vessillo gialloverde di Coldiretti. Si tratta del piano cinghiali, nemico all’ordine del giorno per il suo riconosciuto ruolo come vettore di diffusione della peste suina, sì, ma anche e soprattutto per i danni direttamente causati al settore. “I cinghiali causano il 75 per cento dei danni”, sostiene il fronte coldirettiano: ma siamo sicuri che imbracciare il fucile sia la strada giusta?

La delibera sul piano cinghiali “consentirà di dare una risposta importante al mondo dell‘agricoltura” ha spiegato nelle ultime ore Francesco Acquaroli, presidente della Regione Marche, dal palco di Coldiretti. Le novità sono la possibilità di contenere i cinghiali anche nelle aree protette, fino a ora esclusi da ogni abbattimento, una riforma degli ambiti territoriali di caccia e un iter più veloce per i ristori.

Ma con i cinghiali “abbiamo sbagliato tutto”, dicono gli esperti

caccia

Nulla di strettamente sorprendente, a dire il vero. Che al governo attuale, evidentemente vicino a Coldiretti (ricorderete di certo il caso carne coltivata, che il fronte gialloverde si ostina a chiamare “sintetica”), piaccia sparare non è una novità.

Legge sulla caccia: perché si vuole sparare facile (e che peso ha Coldiretti) Legge sulla caccia: perché si vuole sparare facile (e che peso ha Coldiretti)

Solo all’inizio dell’anno il ministro Lollobrigida dovette intervenire per bloccare la proposta di Fdl di dare un fucile in mano ai 16enni, e i nostri lettori più attenti sapranno anche che, anche a causa della rilassatezza del governo nei confronti dei cacciatori, l’Italia è alle prese con una procedura di infrazione europea proprio per la caccia.

Il che ci porta alla questione cinghiali: il parere della scienza, limpido ed eloquente, è che la convivenza difficile tra l’uomo e questi animali è fronte anche e soprattutto di una lunga serie di azioni sbagliate da parte nostra. Pressando la specie, togliendole spazio e libertà e minacciandola di morte, l’uomo ha in altre parole spinto i cinghiali verso una di due possibilità: estinguersi o reagire per sopravvivere.

A spiegarlo è il professor Andrea Mazzatenta, studioso del comportamento animale, che ha sottolineato come, tramite l’abbattimento massiccio, l’uomo abbia in realtà favorito una riproduzione frenetica, a tratti disperata, che ha fatto salire i numeri di una popolazione che si sentiva, per l’appunto, minacciata da un pericolo mortale.

I cinghiali, in altre parole, sono passati a una strategia di sopravvivenza di “produco tanti piccoli”. Per di più, spiega l’esperto, cacciando e praticando “strategie come la braccata”, ecco che “provochiamo il nomadismo: gli animali cercano di mettersi insieme e, quando diventano affamati, vanno a cercare il cibo dove capita, città comprese”.