Occhio quando comprate il caviale: secondo un nuovo studio, pubblicato ieri sulla rivista Current Biology, ecco che la metà del caviale consumato in Europa o è illegale o proprio non è caviale. Il fatto è che il caviale ricavato dalle uova di storioni selvatici è illegale da decenni, visto che il bracconaggio aveva quasi causato l’estinzione di questi pesci. Dunque il caviale che arriva sulle nostre tavole, quello legale e che può essere commercializzato a livello internazionale, deve per forza di cose provenire solamente da storioni d’allevamento. Per proteggere la specie bisogna seguire norme specifiche. Solo che, come testimoniato dallo studio, tali norme vengono regolarmente violate.
Da dove arriva il caviale che mangiamo in Europa?
Lo studio condotto dai ricercatori del Leibniz-Institute for Zoo & Wildlife Research ha analizzato dal punto di vita genetico diversi campioni di caviale provenienti da Bulgaria, Romania, Serbia e Ucraina, tutti paesi che confinano con zone in cui vivono ancora storioni selvatici. Ebbene, i risultati dello studio sono stati alquanto desolanti: la metà dei prodotti commerciali di caviale esaminati erano illegali. Inoltre alcuni prodotti non contenevano nessunissima traccia di storione.
In Europa sono rimaste solamente quattro specie di storione capaci di produrre caviale e sono tutte protette dalla CITES, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione. Le ultime popolazioni superstiti di storioni selvatici sono quelle che si trovano nel Danubio e nel Mar Nero. Proprio per evitare che questi storioni vengano cacciati, ecco che dal 2000 esiste un sistema di etichettatura internazionale a cui devono essere soggetti tutti i prodotti a base di caviale.
I ricercatori hanno acquistato di persona prodotti a base di caviale nei mercati, nei negozi, nei ristoranti e nei bar. Inoltre hanno esaminato anche cinque campioni che erano stati sequestrati dalle autorità, portando così a 149 il totale dei campioni esaminati.
Dagli esami genetici sono saltati fuori dati assai sconfortanti. Il 21% dei campioni proveniva da storioni catturati in natura (e questo caviale illegale era venduto in tutti i paesi presi in esame).
Inoltre il 29% dei campioni violava chiaramente in regolamenti CITES e le leggi commerciali, comprensivi di indicazioni errate per quanto riguardava la specie dello storione o il paese di origine. Un altro 32% dei campioni era in qualche modo ingannevole, mentre tre dei campioni serviti in Romania, una presunta zuppa di storione, non conteneva storione bensì pesce gatto o pesce persico.
I ricercatori parlano di dati allarmanti in quanto tutto ciò vuol dire che c’è una continua domanda di prodotti a base di storione selvatico. Questa domanda alimenta il bracconaggio, cosa he indica come i consumatori non accettino del tutto i prodotti dell’acquacoltura come sostituti. Inoltre visto che il caviale in vendita viola gli obblighi CITES e UE, questo vuol dire che i controlli e il sistema di etichettatura hanno qualche falla visto che non funzionano poi così bene.
Gli autori dello studio esortano poi chi di dovere ad agire rapidamente in quanto lo stato di conservazione delle popolazioni di storioni del Danubio è a grave rischio: ogni singolo storione è fondamentale per la loro sopravvivenza.