La melanzana al cioccolato diventa un piatto De.Co. eppure in pochissimi la conoscono

Anche il peculiare dessert campano "mulignana cu ‘a ciucculata" entra a far parte del novero delle Denominazioni Comunali: ecco chi lo ha deciso, e con quanto entusiasmo contagioso.

La melanzana al cioccolato diventa un piatto De.Co. eppure in pochissimi la conoscono

Un’enorme fetta di Italia, la stessa (probabilmente, per statistica) cui si accappona la pelle pensando ad alcuni abbinamenti culinari esteri (ananas e pizza, avocado nei dolci, ortaggi vari nelle torte), non conosce il dessert campano della melanzana al cioccolato. Forse nemmeno gli stessi campani di nuova generazione sono consapevoli di avere tale pietanza nel repertorio tradizionale, esattamente come molti non conoscono la cuccumella. Eppure, le melanzane dolci sono diventate ricetta De.Co. ovvero di Denominazione Comunale.

Il sindaco di Maiori (città che vanta i natali delle melanzane al cioccolato), Antonio Capone, ne parla su Facebook con toni entusiasti: “vogliamo preservare e promuovere questa eccellenza culinaria affinché continui a rappresentare Maiori nel mondo“. Urca, addirittura nel mondo. Non fraintendeteci, siamo i primi ad augurare un successo planetario a questo peculiare dessert frutto di equilibrio e proporzione. Soprattutto, tanta stima per i sogni in grande!

Le melanzane al cioccolato di Maiori

La mulignana cu ‘a ciucculata è un tesoro per pochi e arriva dalla Costiera Amalfitana, con Maiori come nido. Si tratta di melanzane a fette lasciate spurgare con poco sale, quindi fritte per bene senza aggiunta di panatura o pastella. Queste, poi, ben scolate, sono stratificate con una salsa a base di cioccolato e impreziosite con cacao, frutta secca e/o amaretti. Le varianti sono numerosi ma diciamo che la pietanza è questa.

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Diciamo che non sono la prima prelibatezza che viene in mente pensando alla Campania, né la stessa Regione punta su di essere per parlare di sé dal punto di vista culinario. Chi ha deciso che le melanzane al cioccolato potessero diventare De.Co? Una commissione presieduta da un ristoratore e da una giornalista enogastronomica locali, come consente di fare ai Comuni italiani la Legge 142 dell’8 giugno 1990. Recuperiamo qualche pezzo (ché come molti non conoscono il dessert ora protagonista, altrettanti non conoscono il significato di De.Co. o il suo funzionamento).

Il novero delle De.Co.

Su agrilegal.it spiegano con chiarezza cosa significa l’acronimo in questione, giusto per non fraintendere e distinguerlo da altri Dop o Igp. Allora: “le De.Co. (denominazioni comunali) o De.C.O. (denominazioni comunali di origine) sono certificazioni del settore agroalimentare che hanno la funzione di legare un prodotto o le sue fasi realizzative ad un particolare territorio comunale“.

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E ancora: “a differenza delle denominazioni protette a livello europeo, le de.co. vengono disciplinate a livello comunale e sono pertanto alla portata di iniziative di valorizzazione locale di prodotti e ricette tipici del territorio. L’iniziativa per la protezione del prodotto o processo tradizionale che si intende certificare De.Co. può quindi nascere anche da un gruppo di cittadini o di aziende produttrici, che si limitino a segnalare l’idoneità alla certificazione e l’importanza del prodotto o processo per la comunità”. Altre De.Co. italiane sono per esempio i mondeghili e il risotto milanesi, la pasta alla Gricia romana, i pansoti liguri in salsa di noci.