Non solo cucina e pesca a strascico – il prossimo capitolo della lotta al granchio blu, l’ormai celebre predatore alieno che sta terrorizzando gli allevamenti di cozze, ostriche e vongole che punteggiano il litorale adriatico (anche se, a onore del vero, alcune colonie di questa specie sono state avvistate anche lungo le coste del Tirreno), passa nei laboratori di ricerca dell’università. Più in particolare, il granchio blu è finito nel mirino dei ricercatori dell’Università di Padova, allarmati dalla presenza del crostaceo nelle acque dolci della provincia (ricorderete, a tal proposito, che appena una manciata di giorni fa vi raccontammo di come l’invasione avesse ormai coinvolto anche il fiume Po): l’obiettivo degli accademici sarà quello di studiare e capire l’adattabilità della specie, valutando l’opzione di inserire nuovi predatori naturali.
Granchio blu: gli studi dell’Università di Padova
Ma andiamo con ordine – a rendere particolarmente pericoloso e infestante il granchio blu, specie alloctona che avrebbe atto il suo ingresso nelle lagune del Mare Adriatico negli anni ’80 attraverso le acque di zavorra di navi provenienti dall’Atlantico, sarebbe la mancanza di un vero e proprio antagonista naturale. Complice tale assenza e le conseguenze del cambiamento climatico, la popolazione del granchio blu sarebbe aumentata di oltre il 2000%, minacciando pesantemente l’equilibrio dell’ecosistema marino.
“La cosa che preoccupa è che i granchi blu non sembrano avere grossi predatori naturali, quindi, la specie non ha rivali allo stato attuale” spiega a tal proposito Valerio Matozzo, professore di ecologia marina all’Università di Padova. C’è, tuttavia, un importante “ma” che potrebbe aiutare a ridurre la presenza del crostaceo e al contempo reinserire specie marine in via di estinzione.
“Nessuno prende in considerazione lo stadio larvale del crostaceo, questo è uno stadio in cui ci potrebbero essere una elevate predazione da parte dei pesci” ha commentato Francesco Quaglio, professore e direttore della scuola di specializzazione Allevamento e Igiene delle specie acquatiche dell’ateneo patavino. “Ad esempio un predatore potrebbe essere il beluga che è uno storione carnivoro. La sua reintroduzione in concomitanza della presenza del granchio blu ridurrebbe la presenza di quest’ultimo e aprirebbe la strada all’inserimento delle specie ittiche che se ne potrebbero cibare”.
Il secondo campo di studio, come già accennato. riguarda l’adattabilità del granchio blu. “Il problema ora è il rinvenimento di questi esemplari nelle acque dolci” spiega ancora Matozzo. “Questa è davvero una novità e noi del Dipartimento di biologia inizieremo a breve una serie di studi per cercare di capire qual è la capacità adattiva del granchio blu nei confronti delle acque dolci. Compiremo delle indagini rivolte alla valutazione fisiologiche dell’esemplare alieno; qualche piccolo dato ce lo abbiamo già perché questa specie è già ben nota lungo le coste atlantiche e del Sud America”.