“Cambiamo l’Europa prima che lei cambi noi”, è lo slogan utilizzato dalla Lega di Salvini per la campagna elettorale per le elezioni europee dell’8-9 maggio. E, se pensavate che il Matteone più simpatico d’Italia avesse puntato tutto sulla candidatura di quel gran generale di Roberto Vannacci (sì, quello che vuole le classi separate per i disabili e gli Italiani con la pelle color latte pure d’estate quando stanno in spiaggia sotto il sole), è perché ancora non avete visto i manifesti pubblicitari in cui un tizio si infila in bocca una succulenta locusta. O un parente della locusta, siamo mica entomologi noi, forse bisognerebbe chiederlo al tipo della fotografia, e approfittarne anche per domandargli che sapore avesse.
La campagna elettorale della Lega
I manifesti salviniani, a dire il vero, avevano già fatto arrabbiare più di qualcuno, in particolar modo per il soggetto che – con lo stesso slogan “Cambiamo l’Europa prima che lei cambi noi” – mostrava il volto di una ragazza col niqab. In molti hanno accusato la Lega di aver esagerato – perfino loro – con il razzismo, e a Rovigo addirittura è scattata una petizione popolare per farli rimuovere.
Evidentemente, Salvini parla a un elettorato che teme che se la Lega non andrà in Europa a difendere le tradizioni italiane, finiremo tutti “islamizzati” in quella che, non è la prima volta, viene narrata dal partito del Carroccio come un manifesto tentativo di colonizzazione culturale. Ma sono il secondo e il terzo soggetto della campagna quelli che più ci interessano, mostrando quanto i temi cari al ministro Lollobrigida siano in realtà condivisi anche dal suo alleato di governo e collega Matteo Salvini, che infatti, accanto all’ormai noto slogan, ha pensato anche a due varianti gastronomiche della pubblicità elettorale. La prima vede la terribile preoccupazione italiana della carne coltivata, con una foto di laboratorio. La seconda – quella che francamente fa più sorridere di tutte – è la foto del tizio che si mangia l’insettone. Come a dire, se noi non andiamo in Europa, finirete a mangiare grilli per colazione, e manco ve ne accorgerete.
Scherzi a parte, questo fa intendere quanto queste argomentazioni siano ritenute strategiche dalla destra salviniana e non solo: ma vorremmo capire realmente quale elettorato ha, tra le sue priorità in Europa, quella di evitare di finire a mangiare locuste. L’elenco è lungo, ce ne rendiamo conto, ma fatichiamo a vedere con serietà una campagna comunicativa come questa. E d’altronde, bisogna dirlo: quello con la locusta non è neanche il manifesto più contestato della campagna salviniana (e udite udite, non lo è neanche quello col niqab). Qua e là ci si è infatti addirittura spinti a mettere accanto allo slogan salviniano una Ursula Von Der Leyen con l’uniforme militare e un fare decisamente autoritario, che fa segno di tacere.