Immaginiamo che i nostri lettori più informati sull’argomento – che fatevelo dire, in ‘sto caso il badge da gastroganzi ve lo meritate tutto – siano già ben a conoscenza degli effetti salutari della kombucha. Allo stesso tempo, tuttavia, immaginiamo che ci sia una (potenzialmente nutrita) fetta di pubblico che la kombucha magari l’ha anche sentita nominare, ma che è tuttora incerta sulla sua identità. Non iniziati, non temete: si tratta, per farvela breve, di una bevanda lievemente alcolica (parola chiave lievemente: tendenzialmente il tasso si tiene entro lo 0,5%) a base di tè nero e zucchero che viene fermentata attraverso una coltura simbiotica di batteri e lieviti chiamata SCOBY, o “Symbiotic Culture of Bacteria and Yeast” per gli amici.
La kombucha, soprattutto nel corso degli ultimi anni, ha saputo ricavarsi una nicchia di consumo in forte crescita senza tuttavia rinunciare all’alone mistico – esoterico che la circonda (sarà il nome esotico? Sarà la storia particolarmente bizzarra? Sarà ‘sta questione della fermentazione e dei presunti effetti benefici?). Ora che le norme operative sono state debitamente affrontate, spazio alla notizia: la kombucha potrebbe essere utile a chi soffre di diabete di tipo 2 ad abbassare la glicemia.
Kombucha, glicemia e diabete: i risultati dello studio
Partiamo dalla base solida dei numeri: dati alla mano, lo studio che ha portato alla luce questa particolare capacità della kombucha ha rilevato che coloro che hanno consumato otto once (equivalenti grossolanamente a poco meno di 0,25 litri) di kombucha per quattro settimane hanno visto la propria glicemia diminuire da 164 a 116 milligrammi per decilitro.
Insomma, i risultati – pubblicati, tra parentesi, sulla rivista scientifica Frontiers in Nutrition – parlano chiaro; anche se, come di consueto per la comunità scientifica, saranno necessari altri studi approfonditi per analizzare al meglio il fenomeno.
“Alcuni studi effettuati in laboratorio e su cavie sulla kombucha hanno mostrato risultati promettenti, e un piccolo studio su persone senza diabete ha mostrato che il consumo di questa bevanda è in grado di abbassare la glicemia” ha commentato il coautore dello studio, il dott. Dan Merenstein, professore alla Georgetown’s School of Health. “Ma a nostra conoscenza, questo è il primo studio clinico che esamina gli effetti della kombucha nelle persone con diabete”, ha continuato. “Dovranno essere fatte molte più ricerche, ma questo primo risultato è molto promettente”.
Durante il periodo di analisi, un gruppo di studio ha consumato kombucha mentre un secondo gruppo si è limitato a bere una bevanda placebo. È bene notare che, naturalmente, nessuno dei due gruppi era a conoscenza di cosa si trovasse all’interno del loro bicchiere. Dopo un periodo di pausa di due mesi, pensato appositamente per “eliminare” gli effetti biologici delle due bevande, queste ultime sono state scambiate tra i due gruppi.
La bevanda placebo non ha ovviamente avuto alcun effetto sui livelli di zucchero nel sangue degli individui presi in esame. La kombucha, come ormai abbondantemente anticipato, sì. Aspetto importante da considerare in questo contesto, legato alla natura stessa della bevanda, è che le miscele microbiche utilizzate per la produzione potrebbero differire leggermente l’una dall’altra: “Tuttavia, i principali batteri e lieviti sono altamente riproducibili e probabilmente saranno funzionalmente simili tra marchi e lotti, il che è stato rassicurante per il nostro studio”, ha spiegato il dott. Robert Hutkins, autore senior dello studio.
Da qui, la strada per altri studi di questo genere è in discesa. “Il diabete l’ottava principale causa di morte negli Stati Uniti, oltre ad essere un importante fattore di rischio per malattie cardiache, ictus e insufficienza renale” ha commentato a tal proposito un altro autore senior, il dott. Chagai Mendelson. “Speriamo che uno studio molto più ampio, utilizzando le lezioni apprese in questo studio, possa essere intrapreso per dare una risposta più definitiva all’efficacia del kombucha nel ridurre la glicemia, e quindi prevenire o aiutare a curare il diabete di tipo 2″.