La Guida Michelin fa il suo esordio in Messico, e il responso degli ispettori della rossa sembra confermare la vocazione del paese come tappa imprescindibile per foodies che cercano una cucina vivace e autentica, dallo spirito indipendente e da vivere in maniera assolutamente informale e, cosa da non sottovalutare, senza annichilire il portafoglio. In un totale di novantasette segnalazioni, ancora nessuno ottiene le tre stelle, due sono i bistellati, sedici si aggiudicano il loro primo macaron e sei la stella verde, ma sono i ben quarantadue Bib Gourmand, un numero che stupisce gli stessi ispettori Michelin nel loro comunicato, ad offrire il ritratto della scena ristorativa messicana. Non solo, a conferma di questo, c’è anche un colpo di teatro tra gli stellati di questa prima edizione della Michelin messicana: una taquerìa, “El Califa de Léon”.
Tacos stellati
E si badi bene, non stiamo parlando di tacos gourmet, né del pop-up in salsa messicana di qualche ardito super chef internazionale. El Califa de Léon è un baluardo del cibo semplice e popolare da più di cinquant’anni, un baracchino in una caotica via del quartiere di San Rafael a Città del Messico, riconoscibile da un’insegna scritta in un font Algerian che grida vendetta. Ad officiare alla griglia è oggi Arturo Rivera Martinez, seconda generazione alla gestione del chiosco, e il menù è tanto immutabile quanto conciso: Tacos de bistec, Tacos de costilla (con costine), Taquitos de gaonera, la specialità della casa, fettine sottilissime di filetto condite solo con sale e lime, e Tacos de chuleta con carne di maiale. Con prezzi che non superano gli 83 pesos, poco più di quattro euro e cinquanta al cambio attuale, con circa di sei euro potrete dire di avere mangiato in uno stellato Michelin, bevande incluse.
Questo il responso della rossa: “c’è una ragione se El Califa de Leon è aperto da più di mezzo secolo. Questa taquerìa avrà solo il minimo indispensabile appena lo spazio per ospitare una manciata di clienti al banco ma la sua creazione, il taco de gaonera, è eccezionale. Filetto di manzo affettato sottilissimo è cotto con maestria al momento, e condito solo con sale e lime. Allo stesso modo, un secondo cuoco prepara al contempo le eccellenti tortillas. Il risultato è puro ed essenziale (…). Con carni e tortillas di questo livello, le due salse fatte in casa non sono necessarie”.
Quando in Italia?
Dopo le stelle (sacrosante, ci mancherebbe), ai ramen bar, alle frittelle di gambero e al pollo fritto thailandese, Michelin premia nuovamente un’insegna di street food dal grande successo di pubblico e dal prezzo contenuto, il che si rivela sempre un’ottima mossa di comunicazione. Ora più che mai è quindi lecito tornare a chiedersi quando un simile riconoscimento verrà assegnato in Italia al nostro street food più amato ed esportato, e parliamo ovviamente della pizza. Senza esagerare nella provocazione chiedendo macaron a delle pizzerie al taglio, anche se un Pizzarium come materie prime non ha nulla che non sia gourmet e il locale pare più accogliente di “El Califa”, locali come Pepe in Grani, I Tigli o I Masanielli o il più recente Confine a Milano di certo non sfigurerebbero.