È stata presentata con maestosa cerimonia in quel di Tours l’edizione 2024 della Guida Michelin Francia: due sono i nuovi tre stelle, otto i bistellati e cinquantadue le nuove stelle, con qualche soddisfazione anche per l’italia, con Martino Ruggieri che si porta a casa il secondo macaron in due anni con la sua Maison Ruggieri a Parigi, e la prima stella a Hemicycle, altro ristorante nella capitale a forte trazione italiana, che vede Flavio Lucarini e Aurora Storari in cucina e Giacomo Gironi in sala.
Una performance storica
Bisogna dare il giusto risalto alla performance di Fabien Ferré, che a soli trentacinque anni, e più giovane chef francese a farlo, si è portato a casa le ambite tre stelle in un colpo solo al ristorante La Table du Castelet. Evento storico per la guida rossa, e capitato solo altre due volte negli ultimi trent’anni: al Plénitude di Arnaud Donckele, lui già tristellato allo Cheval Blanc di Saint Tropez e che ha raddoppiato anche allo Cheval Blanc di Parigi a sei mesi dall’apertura, nel grand hotel gioello di proprietà del gruppo LVMH, multinazionale del lusso proprietaria di marchi come Dom Pérignon e Louis Vuitton. In Italia, proprio poco tempo fa ci ha pensato Norbert Niederkofler, che al suo Atelier Moessmer a Brunico ha esordito con tre stelle, in un’operazione che a molti è parsa più uno spostamento dei riconoscimenti dalla vecchia sede del St. Hubertus a quella nuova, considerazione che non toglie nulla al prestigio.
Modestia provenzale
Il commento di Ferré al momento della premiazione è certamente indicativo del personaggio. “Non sono bravo nei discorsi, un po’ di più nella cucina”, ma ci pensano gli ispettori ad esprimere entusiasmo nei confronti del suo lavoro: “tra le mura di questo celebre resto di lusso, l’atmosfera provenzale regna suprema. Campi che dominano il dipartimento del Var, il Mediterraneo all’orizzonte, stagni, campi di lavanda… e una superba interpretazione della cucina del sud della Francia. Inizialmente sous-chef di Christophe Bacquié, Fabien Ferré sta facendo magie. Ha la sensibilità di un’artista sui prodotti del Mediterraneo e riporta alla mente Matisse, che fu catturato dalle luci della Provenza.” Non è mancato anche un ulteriore premio: il Passion Dessert, dedicato ai migliori servizi di pasticceria, opera di François Luciano.
Generazione monostellata
Grande enfasi viene data alla selezione dei ristoranti che quest’anno portano a casa il primo macaron. Di questi 52 ben 23 sono aperture dell’ultimo anno, e Michelin identifica con chiarezza una tendenza, che non esita a definire “new guard”, una nuova ondata gastronomica che va ad affiancare le insegne di chef già celebri. Ristoranti nelle province, che coerentemente col percorso e la filosofia dei titolari -molti sotto i quarant’anni- portano avanti con indipendenza un progetto che va anche al di fuori della cucina, facendo rete coi piccoli produttori locali e ponendosi come veri ambasciatori delle loro regioni.
Altri riconoscimenti
Oltre al successo straordinario di Ferré, chef Jérôme Banctel porta tre stelle a Parigi, nove sono le Stelle Verdi per i locali attenti alle tematiche ambientali, mentre il premio Michelin Mentor va a Yannick Alléno, mostro sacro e vero punto di riferimento per l’alta cucina francese.