Da soli si è un guastafeste, in due si comincia a essere un fastidio, e in tre… Beh, lo sanno tutti che il tre vien da sé. Dopo la singolare decisione di Carrefour, che negli ultimi giorni ha deciso di bandire dai propri scaffali i prodotti a marchio PepsiCo in diversi Paesi europei (tra cui la stessa Italia) come forma di protesta per i rialzi ai listini, anche Leclerc ha ritenuto opportuno schierarsi sotto lo stesso vessillo aumentando la pressione sui produttori alimentari.
D’altro canto, è bene notare che la lotta all’inflazione è ormai da tempo in cima all’ordine del giorno del governo francese: tornando indietro di poco più di un anno, ad esempio, troviamo il raggiungimento di un accordo tra le autorità governative e i supermercati per introdurre tre mesi di forti sconti, e spostando lo sguardo verso le singole casistiche e iniziative collaterali troviamo ancora Carrefour che aveva dovutamente segnalato i prodotti afflitti dalla cosiddetta shrinkflation.
Il messaggio di Leclerc ai produttori alimentari
L’ultimo ad aggiungersi nella mischia, come accennato in apertura, è Leclerc, la più grande catena di supermercati in Francia. Più che eloquenti le parole di Michel-Edouard Leclerc, amministratore delegato e presidente esecutivo del rivenditore d’Oltralpe, intervenuto alla terza conferenza annuale di tecnologia “Inno Generation” chiedendo a tutte le grandi aziende di beni di consumo di abbassare i loro prezzi.
Pochissime le zone d’ombra o i vuoti interpretativi: nelle parole di Leclerc c’è solo la richiesta di rivedere la dura legge del numero. “Dobbiamo convincere, nel prossimo mese, tutti questi grandi fornitori che hanno commesso l’errore di aumentare eccessivamente i loro prezzi, per abbassarli ora, o moderarli” si legge ancora in un post pubblicato su LinkedIn dallo stesso amministratore delegato.
Come anticipato nelle righe precedenti, quello sul prezzo dei prodotti di base è un dibattito acceso come non mai al di là delle Alpi. La tesi impugnata dai supermercati è che gli aumenti dei prezzi comandati dai produttori siano ingiustificati; e il governo si è già mosso chiedendo alle due parti di concludere i negoziati annuali sui listini nel mese di gennaio, due mesi prima del solito, in modo da tamponare come possibile la spinta dell‘inflazione.
La presa di posizione di Carrefour, che per l’appunto ha deciso di non vendere più una serie di prodotti – tra cui, come accennato, Pepsi, Lay’s Crisps, Cheetos, 7up e Doritos – nei suoi punti vendita in Italia, Francia, Spagna e Belgio potrebbe rappresentare un importante “chiamata alle armi”. Sarà da vedere se altri marchi, oltre a Leclerc, decideranno di unirsi.