La grappa e i distillati italiani crescono in produzione e in vendite all’estero

La grappa e gli altri distillati hanno chiuso il 2022 con una netta crescita all'estero, ma il futuro pare ricco di sfide.

La grappa e i distillati italiani crescono in produzione e in vendite all’estero

Un anno ricco di soddisfazioni e crescite per poi affacciarsi su un futuro insidioso: per la grappa e altri distillati italiani il 2022 ha infatti visto un aumento della produzione del 12% in volume rispetto all’anno ancora precedente (120 milioni di litri circa complessivamente, che hanno portato a un fatturato di 500 milioni di euro stando ai dati fatti trapelare da AssoDistil-Associazione nazionale industriali distillatori di alcoli e acquaviti), accompagnato da una crescita dell’export soprattutto per quanto concerne la grappa, che è passata dal fare registrare 51,5 milioni nel 2021 a 60 milioni nell’anno successivo. Il 2023, in ogni caso, continua a presentare sfide molteplici per il settore.

Grappa e altri distillati: un’occhiata alla performance del settore

grappa

Partiamo dal proverbiale bicchiere mezzo pieno – come accennato nelle righe precedenti, la grappa in particolare ha messo a segno una notevole crescita per quanto concerne il suo export verso l’estero (+16% in valore e +8% in volume, dati alla mano), con la Germania in particolare che si distingue per riuscire a concentrare, da sola, il 59% delle esportazioni di settore. Seguono a distanza di sicurezza la Svizzera (14%) e l’Austria (5%); mentre si sottolinea anche un risultato particolarmente positivo nel mercato a stelle e strisce, dove l’export in volume è di fatto cresciuto del 31% e dove, da cinque anni a questa parte, sono attivi progetti di promozione della grappa Ig.

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Un successo che, secondo la lettura proposta da Gianluca Monaco, marketing & new businesses director di Gruppo Montenegro, è dovuto al fatto che la grappa ha saputo accostarsi all’idea di convivialità (47%), piacere (40%), tradizione (30%), relax (27%) e momento privato (16%). “La grappa si sta comportando come un brown spirit, quasi fosse un whisky italiano, talvolta più accessibile e sorprendente e con ancora tanti aspetti da scoprire” ha invece commentato Valentina Simonetta, direttrice marketing di Stock Italia, storica azienda fondata a Trieste nel 1884. “È un distillato che racconta il nostro territorio”.

Resta il fatto che l’anno in corso, come anticipato in apertura di articolo, si presenta irto di pericoli e sfide. “Con l’introduzione delle misure preannunciate dall’Unione Europea che mirano a demonizzare il consumo di bevande spiritose, inclusa la cosiddetta etichetta sanitaria spiega a tal proposito Antonio Emaldi, presidente di AssoDistil “si mettono a rischio fino a mille posti di lavoro solo nelle distillerie”.

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È bene notare che le sopracitate “etichette sanitarie” andranno di fatto a interessare ogni produzione alcolica, dalla birra al vino: a preoccupare ancor più gli esperti del settore, tuttavia, è il fatto che da cinque anni a questa parte risulta sospeso il decreto sui Consorzi di tutela delle bevande spiritose, privando grappa e altri distillati italiani di uno strumento cruciale per la tutela e la promozione di tali produzioni.