Basta una tempesta di grandine a mettere in pericolo un’intera annata? Nel corso delle ultime ore il dipartimento della Yonne, in Borgogna, è stato colpito da fortissime e abbondanti grandinate che hanno determinato, tra le altre cose, una profonda mutilazione del potenziale produttivo dello Chablis, celebre regione bianchista della Francia centrale.
Sono d’altronde più che eloquenti le parole di Météo-France che, nel descrivere la tempesta che si è abbattuta nella notte del primo di maggio sulla Francia centro settentrionale, ha parlato di chicchi di grandine “grandi come bocce di pétanque” che hanno “preso di mira”, per così dire, soprattutto la cittadina di Chablis e i vigneti circostanti. Numeri alla mano, le stime parlano di una perdita della produzione compresa tra l’80% e il 100% del potenziale sulla metà del vigneto complessivo o, in altre parole, un dimezzamento pressoché netto del bilancio potenziale.
Chablis e la grandine: il maltempo continua a tormentare il mondo del vino
Vale la pena notare che la grandinata di cui sopra si è scatenata in un momento particolarmente delicato per il ciclo di vita della vite, con le gemme già sbocciate ma ancora tenere, e pertanto prive della protezione – dagli urti, certo, ma anche e soprattutto dal freddo: pensiamo a come, proprio negli ultimi giorni, nei vigneti dell’Alto Adige i produttori siano stati costretti a ricorrere a un tappeto di candele per allontanare il morso del gelo – offerta dalla corteccia.
Secondo gli esperti la violenza della grandinata in questione, consumatasi a onore del vero in poco più di mezz’ora, è dovuta alla presenza contemporanea di diversi sistemi a “supercella” – un tipo di temporale rotante – nella regione. I produttori hanno tentato di ricorrere ai ripari attivando i cannoni antigrandine, progettati appositamente per limitare la crescita dei chicchi di grandine quando questi prendono a formarsi, ma evidentemente il sistema si è rivelato insufficiente di fronte a una tempesta di tale dimensioni e intensità.
Difficile non valutare quanto appena successo rapportandolo all’ombra dello scorso anno, contrassegnato da una vendemmia passata alla storia come una delle più povere – dal punto di vista quantitativo, badate bene – di sempre anche e soprattutto a causa dell’imperversare del cambiamento climatico. Per i produttori di Chablis, nel frattempo, non rimane che raccogliere i proverbiali cocci: “I danni sono stati piuttosto estesi in alcuni villaggi”, ha dichiarato Frédéric Gueguen, vicepresidente dell’associazione dei produttori di Chablis. “I tralci delle viti sono ancora giovani e quindi fragili: non ci sarà molto Chablis quest’anno”.